La squadra ad personam scelta da Silvio Berlusconi è pronta a governare per i prossimi 5 anni.
Debutta il porcellum Roberto Calderoli in veste di Ministro della semplificazione: taglierà quel poco di buone leggi rimaste per sostituirle ad personam.
Incredibile ma vero è scomparso il Ministero delle telecomunicazioni! Gentiloni non avrà posteri se non nel plurimputato presidente del consiglio dei ministri che metterà mano direttamente sulle leggi che regolano frequenze radio e tv.

Con sole 4 donne ministro le quote rosa sono al minimo sindacale, un po’ come le “quote grigie”. Ovvio che al Mafionano non servono persone capaci, incisive e intelligenti, ma servono soltanto sguatteri in giacca e cravatta che eseguano ciò che lui vorrà. Questa ciurma è una minestra riscaldata che bollirà presto con gli italiani, destinati dalla pentola alla brace. Poco o nulla nomi nuovi e soprattutto un carrozzone di 21 ministri invece che dei 12 promessi (anche se molti senza portafoglio).

A Palazzo Chigi arriva Gianni Letta, amico ed ex manager nella Fininvest dell’imminente presidente del consiglio, un promettente buon cagnolino per tutte le battaglie contro la legalità. Gianni Letta ammise ad Antonio Di Pietro di aver versato 70 milioni di lire nel 1988 ad Antonio Cariglia, ex leader del PSDI che voleva visibilità sulle reti berlusconiane, peccato che il finanziamento ai partiti era stato amnistiato fino al 1989.
Già 2 volte sottosegretario alla presidenza del consiglio e anima della Bicamerale, il mafionano candidò Letta addirittura presidente della repubblica, padrino del “Patto della crostata” miccia della nascita della Casa circondariale della Libertà.
Letta non fece una grinza nemmeno quando si fece spacciare per statista alle orazioni dei funerali di Nicola Calipari, ucciso dagli alleati capeggiati dall’afffarista Bush e dal disonorevole Mafionano per quanto riguarda l’Italia, Letta soltanto pochi giorni fa incontrava il nipote pidino Enrico per discutere di Alitalia.

All’Interno arriva il condannato Roberto Maroni, il capostipite del lavoro flessibile che non ha sposato visto che sta salendo al governo per la terza volta. Di Maroni va ricordata la complicità vera o presunta sulla soppressione della scorta al suo consulente Marco Biagi, l’economista ucciso da un commando di terroristi a Bologna nel 2002 per il quale Maroni incolpò Claudio Scajola.

Già, Scajola, quello dei macelli al G8 che definì Marco Biagi “rompicoglioni” e Prodi “golpista” per aver vinto le elezioni del 2006. Diventa ministro della programmazione economica.

Agli affari regionali non poteva essere più azzeccato Raffaele Fitto, indagato per corruzione, falso e illecito finanziamento ai partiti dalla Procura di Bari che nel 2006 chiese alla Camera gli arresti domiciliari. Da governatore della Puglia Fitto diede in gestione 11 case di cura a Giampaolo Angelucci in cambio di una tangente da 500.000 euro alla sua lista candidata alle regionali che premiarono Nicki Vendola. Nell’inchiesta in cui risulta indagato anche Francesco Storace Fitto ha fatto in tempo a barricarsi in Parlamento, che dopo la sua elezione ha respinto l’autorizzazione a procedere. Il 22 dicembre 2007 la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio di Fitto e di Angelucci, accusati di concorso in corruzione e illecito finanziamento ai partiti. Le accuse per Fitto riguardano anche i reati di falso e peculato. L’appalto sanitario aveva un valore di 198 milioni di euro.

Luca Zaia, leghista neoministro alle politiche agricole è planato in Parlemento salvandosi dall’inchiesta avviata dalla Procura di Venezia, che sta facendo luce su almeno 130 mila euro spesi non si sa bene come dalla regione Veneto (di cui Zaia era il numero 2) per portare il concorso di Miss Italia a Jesolo.

Tra un Bondi, un Bossi e un Elio Vito ricordo che il nuovo ministro delle infrastrutture, Altero Matteoli, è incompatibile in quanto sindaco di Orbetello (GR) comune con ben oltre 10.000 abitanti. Per Matteoli farla franca ed essere innocenti è la stessa cosa pur di difendere il Mafionano. Un po’ come per il suo collega Maurizio Sacconi finito al Welfare.
Un’ultima chicca che riguarda il neo ministro alla giustizia Angiolino Alfano: nessun collegamento con Sonia per carità, la scelta del responsabile del partito berlusconiano in Sicilia potrebbe non essere stata casuale. Forse serve a confondere le idee a quella povera metà d’Italia in possesso di sola licenza media che non sa distinguere un paraculato di partito di nome Angiolino da un eroe giornalista di nome Beppe.
Dettagli di questo folle inizio dalla banda. Si salvi chi può.

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Comments

One Response to “Oggi in canto, domani in pianto.”

  1. Rumko on Maggio 9th, 2008 12:38

    Che bello, finalmente hanno formato il 4° governo berlusconi. finalmente da domani sarò ricco, non pagherò nè bollo auto ne ICI, non vedrò più in giro nemmeno un immigrato, nelle fabbriche venete solo operai italiani.Tutti avranno un lavoro, l’ europa ci elogerà per la nostra libertà, per il nostro equilibrio, per la nostra economia.faremo il ponte sullo stretto…o forse avvicineremo la sicilia.I treni saranno più puliti, ed alitalia la acquisterà una bella cordata italiana…quanto siamo coglioni….

    Ah…dimenticavo…da domani nemmeno un sacchettino di immondizia a Napoli, 2000 euro per ogni nuovo nato….ma soprattutto…chù pilu per tutti!!!(quanto è facile promettere con i soldi degli altri, o con quelli che non si hanno)