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Nello spararsi sui piedi il Pd non perde un colpo
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Beppe Grillo è un serial killer? Un pedofilo, scippa le vecchiette, fa appalti truccati, è stato beccato in gabinetto con una mazzetta? No, Beppe Grillo è il più famoso comico italiano che, part time, da qualche anno fa anche politica, o meglio, esprime liberamente il suo pensiero nelle piazze o nei palacirchi dove si esibisce nei suoi spettacoli d’arte varia, ivi compresa la retorica e l’invettiva. Fa spettacolo e satira con notizie che la maggioranza degli italiani ignora, a volte le cucina in modo sublime, altre volte le condisce in modo esagerato, ma è documentato più di un ottimo giornalista e con qualche etto di cervello in più. Esagera, ma esagerare è il suo mestiere. Ha idee, e in Italia è un miracolo. Fa il tribuno: qui, questione di gusti. È un po’ aizzapopolo, e vabbé. Ma per quale carciofo di motivo non avrebbe il diritto d’iscriversi al Partito Democratico?
La sinistra di una volta sarebbe stata fiera d’arruolarlo fra la propria gente. Questa (che non è più sinistra) ha fifa. Come altro chiamarla? E per non cadere nella trappola di un comico, il Pd ruzzola nel ridicolo. Tanto da dichiarare “No a Grillo, siamo un partito serio”. Un partito davvero serio e democratico (quindi capace anche d’autoironia) l’avrebbe accolto a braccia aperte sia in Sardegna che a Canicattì. Non sarebbe ricorso a mezzucci burocratici e battutine da brontosauri. Mi duole che persino Bersani abbia pontificato che “Il partito non è un autobus sul quale salire e fare un giretto”. Battuta, appunto, da dopolavoro ATAC. E comunque un giretto di Beppe Grillo nel partito sarebbe sempre stato meglio di rimanere fermi come statue del Pincio. È il solito vecchio problema: fra la comunicazione e il centrosinistra c’è un baratro. Berlusconi avrebbe girato la provocazione a suo favore, Fassino si spara sui piedi: “Noi siamo un partito di gente per bene e seria, non ci prestiamo a provocazioni puramente mediatiche e di spettacolo”. Una dichiarazione che fa quasi tenerezza ma anche spanciare dalle risate, perché un PD che ha fra i suoi dirigenti lo stupratore di Roma (per carità, succede nei migliori partiti) due giorni dopo averlo appreso, dovrebbe esprimersi con maggiore cautela, inoltre un grande comico nobilita e non squalifica, scherziamo? Ma la fifa è cattiva consigliera, e la prosopopea dei brontosauri del Pd peggiora la loro miopia politica. È come se D’Alema e company vestissero ancora con i pantaloni a zampa d’elefante. Sono fuori epoca. Risultato? Grillo può comodamente dichiarare: “Poverini… basterebbe che si trovassero un altro lavoro, almeno il vertice del Pd, e lasciassero andare avanti milioni di persone che vogliono cambiare”. Sarebbe bastato invece così poco…Franceschini, Bersani, Fassino, avrebbero dovuto dichiarare: “Siamo orgogliosi che un artista italiano, un comico internazionale che oggi ha uno dei blog più letti al mondo, abbia richiesto la tessera del nostro partito. Tutte le volte che siamo stati bersaglio della sua satira non avevamo mai dubitato che il Pd era la sua vera casa. Benvenuto anzi, bentornato Beppe!”. Ma dichiarazioni così le possono rilasciare solo personalità trasparenti, politici “invisibili”, uomini al servizio della democrazia e del bene comune. In fondo, che Grillo volesse candidarsi alla segreteria del Pd non era nemmeno una notizia da prima pagina. Questi sono riusciti a servirgli uno scoop di proporzioni gigantesche. E adesso si spaccheranno fra falchi e colombe, invece di occuparsi di problemi gravi, come la Lega che sta “militarizzando” il nord nel silenzio complice del governo e imbarazzante del partito di cui sopra, per il quale il massimo dell’opposizione è opporsi a Grillo. Non ci si crede. Erano meglio i comunisti che si mangiavano i bambini, questi sono bambini che si sono divorati la parte migliore del comunismo.
Diego Cugia