Eletto all’estero col trucco Ma il senato (unito) lo salva

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Il primo «salvato» della sedicesima legislatura si chiama Nicola Di
Girolamo. Classe 1960, eletto per il Pdl nella circoscrizione Europa estero,
si è presentato agli elettori italian-europei dichiarando di vivere ad
Etterbeek, una cittadina dalle parti di Bruxelles che ha visitato sì e no un
paio di volte. Una violazione palese della legge per il voto degli italiani
all’estero, che definisce eleggibili «esclusivamente i cittadini italiani
che siano residenti ed elettori nella circoscrizione estero», e un brutto
reato, su cui la procura di Roma indaga da tempo accusando Di Girolamo, tra
l’altro, di «attentato contro i diritti politici del cittadino» e di «falso
ideologico» reiterato. Eppure, quando ieri pomeriggio si è trattato di
votare sulla richiesta della procura di Roma che vuol mandare Di Girolamo
agli arresti domiciliari perché ha tentato di inquinare le indagini e
«contattare» i testimoni, il senato si è schierato quasi tutto dalla parte
del collega: 204 voti per lui, e contro i magistrati di Roma, 53 contrari ed
un astenuto. Pdl e Pd l’hanno salvato e l’Italia dei valori ha cercato di
dar ragione ai pm Giancarlo Capaldo e Giovanni Bombardieri, anche se tra le
file dell’opposizione c’è stata una cospicua defezione, se è vero che Di
Pietro ha con se quattordici senatori e all’appello (a scrutinio segreto)
mancano giusto trentanove voti. «La posizione espressa dal Pd – fa outing
Felice Casson, ex magistrato e senatore Pd – era una classica arringa
suicida, assolutamente arrampicata sugli specchi. La situazione è
chiara,incontestabile». E Gerardo D’Ambrosio, ex procuratore capo di Milano
e politico intransigente quando si parla di giustizia, incassa la spaccatura
del Pd: «Evidentemente c’è chi vuole essere coerente, non si può prima dire
che crediamo nel principio della legge uguale per tutti e poi proteggere la
casta. Persino lo stesso Di Girolamo ha detto che da parte dei pm non c’è
nessuna persecuzione ». E dire che di prove contro il senatore truffatore,
la procura di Roma ne ha raccolte parecchie. Ad esempio ha dimostrato che
«deve escludersi, per quanto documentalmente accertato, che il Di Girolamo
si sia mai recato presso il comune di Etterbeek». Piuttosto, con l’aiuto di
Aldo Mattiussi – un funzionario del consolato di Bruxelles che in carcere è
finito già a giugno scorso – ha basato la sua candidatura su una sfilza di
certificati falsi. Per poi chiedere la residenza belga a maggio, quando
l’elezione era ormai avvenuta. Come se non bastasse, due testimoni
dell’inchiesta hanno raccontato ai magistrati romani di aver ricevuto
parecchie «chiamate» in cui il senatore e i suoi assistenti li invitavano a
raccontare qualche sciocchezza ai magistrati pur di salvare il potente
senatore. «E’ sufficiente leggere le missive indirizzate all’ufficio del pm
dal Ferranti Dario (uno dei falsi «coinquilini» del senatore in Belgio ndr)
ed in cui chiaramente questi riferisce di essere stato contattato per conto
del Di Girolamo da una sedicente sua collaboratrice che gli richiedeva
notizie circa il “controllo della residenza” da parte della polizia belga»,
si legge nell’ordinanza della gip Luisanna Figliolia che il 7 giugno scorso
ha chiesto al senato di poter procedere alla custodia cautelare. L’avvocato
e senatore Idv Luigi Li Gotti, in aula ne ha raccontata una peggiore: «Nei
verbali resi ai magistrati il 15 maggio, che abbiamo potuto esaminare, il
testimone Oronzo Cilli (pure lui «coinquilino» fasullo ndr) prima prova a
reggere il gioco e poi racconta con chiarezza di essere stato avvicinato
dagli assistenti del senatore. Personaggi che l’hanno contattato a Roma,
anche dopo questa prima audizione». Non solo, spiega sempre Li Gotti: «La
giunta elettorale che sta valutando l’eleggibilità del senatore, ha sentito
alcuni testimoni coinvolti nella vicenda che Roma non ha ancora ascoltato.
Dunque il rischio di inquinamento c’è». Già, la giunta delle elezioni.
Perché al senato succede anche che la stessa commissione voti contro i
magistrati quando si riunisce in quanto «giunta delle immunità
parlamentari». E si prepari ad esprimersi per l’annullamento del voto
europeo la prossima settimana, quando il medesimo gruppo sarà convocato in
qualità di «giunta delle elezioni». Il senatore Luigi Lusi, che ha spiegato
in aula perché il Pd protegge Di Girolamo, ne ha fatto persino un punto
d’onore: «Le prove sono evidenti, il senatore ha fatto cose indegne di
quest’aula. Provvederà la giunta».

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