Giu
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That’s all fake
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Gira tutto attorno a quella lotta intestina, tanto silenziosa quanto aspra, c’è da giurarlo, che si combatte ogni giorno all’interno delle redazioni tra giornalisti seri che scrivono articoli seri e direttori con una mano sul portafoglio, l’altra al cellulare e la lingua appiccicata al culo di qualche politico. La lotta, c’è da giurarlo, è impari e quasi sempre termina col finale più scontato.
Capita però, di rado ma capita, che (non è ben chiaro il meccanismo, potrebbe trattarsi di semplice negligenza di chi sorveglia o un modo subdolo e ben dosato per mostrare che poi non è così vero che le notizie scomode siano sottaciute) capita che qualche articolo sano, una vera e propria boccata d’ossigeno, appaia. Non dico in prima pagina, quello sarebbe troppo. Magari relegato in un trafiletto a fondo pagina, magari sperso tra la marea di notiziucole inutili che non servono ad altro che fare volume e distrarre il lettore, però appare. Capita ancora che appaia pure sulla home page del quotidiano in questione. Per pochi minuti, giusto il tempo di dire che è stato pubblicato, prima di insabbiarlo in qualche rubrica assolutamente introvabile, che nemmeno un hacker ce la farebbe. Però, ogni tanto, appare.
E’ il caso, ad esempio, di Claudia Fusani, una giornalista che scrive su Repubblica, e mai cose banali. Per puro caso, mi sono imbattuto ieri in un suo articolo: “Donne, ambiente e disoccupati: Ici e Alitalia si mangiano i fondi“. In sei paragrafi viene smontato un intero programma di governo, basato sul nulla, aggrappato allo spot, imperniato sulla bugia sistematica. Il decreto fiscale da tre milioni di euro, ideato da Tremonti e pubblicato sulla Gazzetta Ufficale, quindi di fatto già operativo, che prevede, tra l’altro, l’annullamento totale dell’Ici sulla prima casa e la detassazione degli straordinari, viene smascherato in tutta la sua nefandezza.
Tutti sanno che l’Italia è il paese europeo con il debito pubblico più gravoso, la crescita del paese è ferma allo zero, non c’è ‘na lira, il famoso “tesoretto”, lo si è capito, era più frutto di un bel funghetto allucinogeno che di una seria analisi economica, Berlusconi annuncia e mette in pratica con repentinità fulminea l’azzeramento di importanti e necessari introiti per i comuni, tutti sorridono, tutti applaudono e nessuno si domanda in che modo verranno recuperati quei tre miliardi di euro. Bene, Claudia Fusani ce lo spiega: la coperta è corta, e a furia di tirarla si rischierà pure di romperla.
“La scure Tremonti si è abbattuta su decine di fondi già stanziati, dal trasporto locale a quello per l’occupazione (165 milioni), dall’ammodernamento delle rete idrica nazionale a quello dedicato al recupero dei centri storici. Il ministro taglia, dove non serve, dove non c’è appeal, dove gli sembra uno spreco: fa scomparire il fondo anti violenza per le donne (20 milioni) e quello per l’inclusione sociale degli immigrati, quello per l’abbattimento degli ecomostri e per il sostegno al trasporto ferroviario delle merci.“
La Sicilia e la Calabria le regioni più colpite. Ammontano a 1432 milioni di euro i tagli apportati alle opere pubbliche urgenti per il Sud.
E non stiamo parlando del Ponte. Stiamo parlando “del completamento della strada Ionica (350 milioni), della metro leggera di Palermo (240 milioni), della ferrovia circum-etnea (250 milioni), della piattaforma logistica in Sicilia (247 milioni) e della superstrada Agrigento e Caltanissetta (180).“
L’Italia cade a pezzi, le autostrade, soprattutto al Sud, sono ridotte in condizioni disastrose, i collegamenti ferroviari sono carenti e ben al di sotto degli standard europei, e il Governo cosa pensa bene di fare? Tagliare tutti i fondi per l’ammodernamento delle infrastrutture per annullare indiscriminatamente la tassa sulla prima casa.
“Spariscono dal bilancio nazionale 721 milioni di euro destinati a rafforzare il trasporto locale, pubblico e su ferrovia, quel pacchetto di misure necessarie per limitare l’uso di mezzi privati, aiutare i pendolari, far diminuire i camion.“
E non contento annuncia, sempre più convinto, che il Ponte sullo Stretto è una priorità e si farà. Si farà contro tutto e tutti. Se poi non ci sono strade e treni adeguati per arrivarci a Messina, beh, questo è un altro paio di maniche. Mica possono pensare a tutto loro. Dove prenderà i 4,7 milioni di euro necessari per la costruzione non è dato sapere. Io comincerei a preoccuparmi.
“Spariscono i 30 milioni per il “recupero dei centri storici”… cassato anche il “Fondo per la demolizione degli ecomostri“, 45 milioni destinati ad abbattere le pustole tipo Punta Perotti che infestano coste e zone di pregio. Aboliti i Fondi per “l’ammodernamento delle rete idrica nazionale” (70 milioni) e per le “forestazione e riforestazione” (150 milioni).“
Il Bel Paese stuprato e irriso.
Vi ricordate le parole di Berlusconi IV al primo discorso alla Camera? Quello tanto osannato da Zichichi perchè il premier spiegava che “crescere significa anche rilanciare il Paese e i suoi talenti, significa formare nuove generazioni di lavoratori altamente qualificati, significa dare un frustata vitale alla ricerca e all’istruzione…“
Bene. Leggete qua.
“Spariscono i fondi destinati al Fondo ordinario delle Università (48 milioni) e alla Formazione artistica e culturale (27).”
Balle, balle, balle. E’ tutto finto, tutto fasullo, buttano fumo negli occhi della gente e la gente crede di vederci meglio. Citando un detto catalano, citato a sua volta da Travaglio, “Ci pisciano addosso e ci dicono che sta piovendo“. E il bello è che noi stiamo sotto a prenderla. Nemmeno lo apriamo, l’ombrello. Ma ciò che fa più paura è questo. Ascoltate.
“Spariti anche i soldi per lo sviluppo della banda larga (50) e il passaggio al digitale terrestre (20) e per il potenziamento dell’informatizzazione pubblica (31).“
L’italia è uno dei paesi più arretrati a livello di diffusione della rete. La burocrazia ti uccide nelle sue pieghe cartacee. Il mondo corre veloce verso il futuro. Noi strisciamo, arranchiamo, ci guardiamo allo specchio e sorridiamo.
Non ci accorgiamo che è tutto finto.
Finto come i chili di cerone sul faccione di Berlusconi.
Finto come le ecoballe (mai termine fu più azzeccato) spruzzate di calce per coprirne il puzzo.
Finto come il Ponte, che mai si farà ma di cui sempre si discuterà.
Finto come la cordata italiana per salvare Alitalia.
Finto come questi omuncoli travestiti da politici finti.