Io e Schifani

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Lettera aperta a Marco Travaglio.

E’ sufficiente essere stati in passato amici di personaggi oggi considerati loschi, la cui colpevolezza e i cui legami con la mafia si sarebbero potuti accertare solamente dopo molti anni, attraverso sentenze penali di condanna, per essere accomunati nella stessa colpa con costoro?
Caro Marco, stai tranquillo. Non c’è alcun dubbio. La tua affermazione non può aver sollevato ombre nè sospetti in nessuna persona dotata di buon senso e di un minimo di esperienza.
Io stesso, ad esempio, pur essendo stato diverse volte da bambino in vacanza con l’attuale Presidente del Senato, pur essendo allora i miei genitori assidui amici di Renato e di sua moglie Franca, pur avendo trascorso quasi ogni domenica insieme a loro e al figlio Roberto (allora non era ancora nato Andrea, al quale mia madre stessa avrebbe fatto da madrina di battesimo) non per questo posso essere accusato di essere un politico, nè, ovviamente, di essere un servo fedelissimo di Berlusconi. Allo stesso modo, anche i miei genitori sono assolutamente al di sopra di ogni sospetto.
Umili eravamo ed umili siamo rimasti, nonostante le nostre vecchie amicizie oggi occupino così alti ruoli istituzionali.
Certo, posso vergognarmi di essere stato così vicino ad una persona che oggi, soprattutto in considerazione delle sue ultime vicissitudini politiche da 7/8 anni a questa parte, non fa che ispirarmi ribrezzo, ogni volta che appare inquadrato dalle telecamere e apre bocca, per poi richiuderla in quella inconfondibile smorfia che tutti conosciamo e che lui vorrebbe spacciare per un sorriso.
Caro Marco, non so perchè ti si accusi di aver voluto diffamare Renato Schifani, sol perchè hai ricordato le sue amicizie passate. Se oggi qualcuno pensasse di potermi sputtanare sol ricordando i miei trascorsi con l’attuale seconda carica dello Stato, non credo che sortirebbe alcun effetto. Nè io mi sentirei in difficoltà. Mi basterebbe ricordare chi sono e cosa faccio, concretamente, per fugare “testocommenti”ogni sospetto.
Certo, mi piacerebbe che la seconda carica dello stato fosse occupata da una persona che meriti la mia stima, ma purtroppo la democrazia italiana è in grave crisi e temo che dovrò imparare ad accettarlo.
Non preoccuparti, la mia storia è un esempio che può tranquillizzarti. E’ vero, sono stato spesso in vacanza con lui, ma, da quando ha cominciato a scalare gli scranni andando dietro al biscione non ho più avuto niente a che fare con lui; te lo assicuro.
Mi chiedo, però, come mai Renato Schifani non punti tanto sul dissociarsi (come sto facendo io) dal suo passato, bollandolo nettamente, quanto sull’attaccare colui che gli ricorda il suo passato?
Arrivederci presto a Palermo,
Cordialmente,
Massimo Merighi

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