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EGITTO, SINAI DEL NORD: LIBERATI 611 ERITREI, DECISIVA AZIONE ‘EVERYONE’ E ALTRE ONG
“E’ di questa mattina la conferma, che ci giunge direttamente da Arish (Governatorato del Sinai del Nord, Egitto), che ben 611 profughi prigionieri dei trafficanti nel Sinai del Nord sono stati liberati lo scorso 9 novembre e sono ora in salvo in territorio israeliano”. Lo annunciano i co-presidenti del Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i diritti umani, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “Li hanno liberati al confine con Israele. Provenivano da Arish, Gorah, Rafah e altre città del Sinai, dov’erano detenuti in frutteti o in container interrati” puntualizzano.
Dopo che la vicenda dei prigionieri del Sinai è stata diffusa dalla CNN, in un documentario che il network ha realizzato in collaborazione con EveryOne e la New Generation Foundation for Human Rights di Arish, e dopo la diffusione della realtà del traffico di esseri umani e organi, degli omicidi e degli stupri, dei crimini commessi dalle guardie di frontiera egiziane sui più importanti quotidiani del mondo e, finalmente, anche attraverso i media egiziani (dal Daily News Egypt alla TV di stato), si è concentrata una tale attenzione sul governatorato del Nord del Sinai da rendere davvero duro il lavoro dei trafficanti.
SUDAN, EVERYONE DENUNCIA: “DEPORTATI OLTRE 300 PROFUGHI, ONU FACCIA DI PIU’”
COMUNICATO STAMPA
20 ottobre 2011
SUDAN, EVERYONE DENUNCIA: “DEPORTATI OLTRE 300 PROFUGHI, ONU FACCIA DI PIU’”
All’inizio del mese di ottobre 2011 la ONG Gandhi (asefasc.org), il Gruppo EveryOne e una rete di organizzazioni per i diritti dei profughi avevano trasmesso all’Alto Commissario ONU per i Rifugiati e alle più importanti organizzazioni umanitarie istituzionali un appello urgente riguardante il pericolo di deportazione cui erano soggetti 361 profughi eritrei ed etiopi nel Sudan. L’appello indicava all’Alto Commissario l’esatta località di detenzione dei rifugiati, i loro nomi e una serie di numeri di telefono mobile a cui era possibile contattarli. Dopo aver ricevuto notizia dell’interessamento dell’Alto Commissario al caso, la ONG Gandhi, il Gruppo EveryOne e la rete di organizzazioni per i diritti dei rifugiati assistevano con sgomento, il 17 ottobre scorso, alla deportazione degli eritrei ed etiopi, fra i quali vi erano donne e bambini. Ieri l’UNHCR (Alto Commissario ONU per i Rifugiati) ha emesso un comunicato riguardante l’accaduto.
L’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite condanna nel comunicato la deportazione degli oltre 300 eritrei, rifugiati e richiedenti asilo, dal Sudan, dopo settimane di detenzione e in violazione di un precedente accordo con le Nazioni Unite. Adrian Edwards, portavoce dell’Alto Commissario Onu per i Rifugiati ha dichiarato durante una conferenza stampa a Ginevra che la sua agenzia è sgomenta da questa violazione dei diritti dei profughi, poiché le autorità governative sudanesi avevano assicurato il rispetto degli accordi. Edwards ha detto che tale deportazione ha infranto i patti fra la sua agenzia e il governo del Sudan. Ora quei migranti sono a grave rischio di persecuzione.
LAMPEDUSA, AGGREDITO ATTIVISTA FRANCO-CANADESE DEL GRUPPO EVERYONE
L’organizzazione per i diritti umani chiede il sostegno delle autorità internazionali: “Difendere le minoranze in Italia è divenuto un serio rischio per la vita”
L’attivista per i diritti umani franco-canadese Alexandre Georges, membro del Gruppo EveryOne e dell’associazione “Kayak per il diritto alla vita”, è stato aggredito da un uomo ieri in serata nell’isola di Lampedusa. “Alexandre è stato a Lampedusa per sei mesi, monitorando la situazione dei profughi dall’Africa e trasmettendo periodicamente la propria testimonianza al Parlamento europeo e all’Alto Commissario ONU per i Rifugiati, ed è anche colui che con il suo kayak sta effettuando in questi giorni la traversata dalla Tunisia a Bruxelles per richiamare l’attenzione dell’Unione europea sul dramma dei migranti” spiegano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti di EveryOne, che hanno denunciato l’accaduto. La prima parte della traversata in kayak si è svolta nei giorni scorsi e ha condotto l’attivista umanitario dalla Tunisia a Lampedusa, da dove ripartirà presto, diretto a Malta, per poi toccare le coste dell’Adriatico e dirigersi verso il Belgio.
“Verso le 17 di ieri,” racconta Aelxandre Georges, “alcuni ospiti del Centro di accoglienza dell’isola hanno innescato un incendio all’interno della struttura, per protesta contro le difficili condizioni di vita a cui sono costretti i profughi a Lampedusa. Dopo aver seguito gli eventi, mi sono recato a mangiare qualcosa presso un venditore ambulante di panini e bibite. Lì mi ha avvicinato un uomo, chiedendomi chi fossi e iniziando a darmi leggere spinte. Mi sono spostato, ma l’uomo ha continuato a provocarmi, insultandomi in ragione del fatto che sono straniero e mimando il gesto di afferrarmi i testicoli. Mi sono allontanato, dopo aver pagato il panino e la bevanda. L’uomo però mi ha seguito e dopo alcuni minuti mi si è avvicinato ancora e mi ha afferrato per la gola, insultandomi nuovamente: ‘Straniero di merda, perché rimani qua?’. Ha cercato di colpirmi al capo con una bottiglietta vuota che mi ha strappato di mano, quindi mi ha assestato due pugni in faccia. Ha continuato a insultarmi, finché alcuni lampedusani l’hanno fermato. Quindi mi ha sputato ripetutamente in faccia, invitandomi a lasciare l’isola. I miei soccorritori mi hanno invitato a interrompere il mio lavoro umanitario, dicendomi: ‘Ma vuoi essere ammazzato? Se fai una denuncia, tutti noi, qui, testimonieremo a favore del tuo aggressore, affermando che sei stato tu a iniziare la rissa’”.
Immigrazione: in kajak dalla Tunisia a Bruxelles per chiedere rispetto migranti
Lampedusa, 10 settembre 2011. Georges Alexandre, difensore dei diritti umani franco-canadese, rappresentante delle Associazioni umanitarie Gruppo EveryOne e Kajak per il diritto alla vita, ha iniziato oggi la traversata in kajak dalla Tunisia a Lampedusa: quindi procederà dall’isola pelagia fino a Bruxelles, sede del Parlamento europeo. “Georges è un grande atleta, oltre che un coraggioso attivista nonviolento,” commentano i co-presidenti di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, che attenderanno il kajak di Georges Alexandre proprio a Bruxelles, “e la sua impresa comporta difficoltà e pericoli. Dopo aver trascorso tanti mesi a Lampedusa, dove ha assistito decine di migranti e ha denunciato violazioni dei loro diritti alla protezione internazionale, ora il nostro amico vuole sollecitare l’attenzione dell’Unione europea e dell’Alto Commissario Onu per i Rifugiati sul dramma dei profughi e sull’inadeguatezza delle Istituzioni europee nelle procedure di accoglienza. Georges ha visto, a Lampedusa, tanta sofferenza, tanta morte e ben poca umanità da parte degli organismi che dovrebbero assicurarsi che i migranti vengano trattati con umanità, secondo le leggi internazionali. Più volte l’attivista ha verificato come la Convenzione di Ginevra venga aggirata e come ideologie intolleranti si sostituiscano alla carta dei Diritti Fondamentali nell’Ue”. Georges è accompagnato da alcuni atleti tunisini del Club El Kantaoui di Sousse. “Per prendere il via Georges ha sfidato l’ostilità degli intolleranti e adesso sfiderà le onde marine e le intemperie,” prosegue EveryOne, “come fanno i disperati che lasciano il continente africano a causa di persecuzioni, guerre e carestie. Il suo coraggio rappresenta quello dei nostri attivisti, che da tanti anni lavorano per la vita dei migranti, avversati, purtroppo, dalle stesse istituzioni. Dopo Lampedusa, il suo kajak di Georges toccherà Malta, poi la Sicilia e – seguendo la la costa occidentale – la Costa Azzurra. Quindi, da Marsiglia fino a Bruxelles.
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SALUTE: DOPO AZIONE CROCE ROSSA-EVERYONE, SÌ A LISTA TRAPIANTI PER BIMBO ROM AL BAMBIN GESÙ
Roma, 29 agosto 2011. “Siamo felici di rendere noto che per Daniel, bambino Rom di 10 mesi proveniente da Ieud (Romania) e affetto da una gravissima sindrome, che necessita con estrema urgenza di un trapianto di midollo per poter vivere, sono state avviate all’ospedale Bambin Gesù di Roma, dopo una battaglia burocratica, tutte le pratiche per consentire l’inserimento nella banca internazionale dei trapianti e dunque l’intervento al più presto”. Lo affermano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti dell’organizzazione umanitaria EveryOne, e Marco Squicciarini, medico e responsabile nazionale per i Rom e i senza fissa dimora della Croce Rossa Italiana. “Quando dalla Romania la famiglia di Daniel contattò il Gruppo EveryOne, nel mese di giugno, le condizioni del piccolo erano disperate e gli ospedali locali avevano già decretato l’impossibilità di curarlo” spiegano gli attivisti delle due ONG. “Subito ci siamo dunque attivati per trovare una sistemazione a Roma al bimbo e alla mamma e iniziare la cure, grazie al dottor Michele Salata, pediatra, e all’immediata, totale disponibilità del Primario del Bambin Gesù. Dopo aver organizzato il viaggio, il bimbo è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale Bambin Gesù, dove è stato subito sottoposto a trasfusione e ad altre cure essenziali. Ma il grande scoglio” continuano, “era dato dal fatto che Daniel e i genitori, pur essendo cittadini comunitari, erano privi di tessera sanitaria italiana ovvero di sufficienti mezzi economici atti a sostenere le spese mediche relative al trapianto, pari a circa 120 mila euro per il solo intervento, cui avrebbero dovuto essere aggiunte le spese – salatissime – per le cure successive. In pratica, o la famiglia pagava, o il bimbo sarebbe morto. È lì che è iniziata la nostra battaglia”.
DETENUTI: EVERYONE, SOSTEGNO INIZIATIVA RADICALI FIORENTINI CONTRO SOVRAFFOLLAMENTO CARCERI
COMUNICATO STAMPA Firenze, 22 luglio 2011
DETENUTI: EVERYONE, SOSTEGNO INIZIATIVA RADICALI FIORENTINI CONTRO SOVRAFFOLLAMENTO CARCERI
Il Gruppo EveryOne, organizzazione per i diritti umani, sostiene convintamente l’iniziativa che domani, sabato 23 luglio 2011, l’Associazione per l’iniziativa radicale fiorentina “Andrea Tamburi” metterà in piedi a Firenze, in piazza Beccaria, a partire dalle 10,30, per rivendicare i diritti dei detenuti nelle carceri italiane e chiedere un provvedimento di amnistia.
“Il nostro Gruppo” spiegano i co-presidenti di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, “è attivo da molti anni per la salvaguardia dei diritti di tutti, anche di coloro che – molti dei quali purtroppo anche ingiustamente – stanno scontando una pena in un istituto di reclusione. Dall’inizio del 2011 in Italia si sono verificati nelle carceri 68 decessi ufficiali, che in realtà sono molti di più, poiché l’Amministrazione Penitenziaria non considera come avvenute in carcere le morti verificatesi negli ospedali dove vengono trasferiti i detenuti in gravi condizioni. E’ palese” proseguono gli attivisti, “che nelle 208 strutture di detenzione italiane, dove sono attualmente accolti circa 67.600 prigionieri, contro una capienza massima di 45.543 posti, è in atto una violazione dei diritti fondamentali della persona: una simile condizione di sovraffollamento fa sì che si verifichino ogni giorno stupri ai danni spesso dei detenuti più giovani, aggressioni violente, prevaricazioni, intimidazioni e veri e propri episodi di persecuzione fisica e psicologica.
IMMIGRATI, EVERYONE SI APPELLA ALL’UE: “SI FERMINO RAZZISMO E XENOFOBIA IN ITALIA”
“Il varo del nuovo decreto legge del Governo italiano in materia di immigrazione – che consente l’espulsione coattiva immediata per tutti i migranti irregolari e un tempo di permanenza nei CIE prolungato fino a 18 mesi – altro non è che il prosieguo di una caccia all’uomo estesa su tutto il territorio nazionale”. Lo affermano in una nota i co-presidenti dell’organizzazione umanitaria EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “Le forze dell’ordine rastrellano migranti e Rom, li identificano, li denunciano per qualsivoglia ipotesi di reato: accattonaggio molesto, oltraggio a pubblico ufficiale, occupazione abusiva di terreni, resistenza a pubblico ufficiale” spiegano gli attivisti. “Quindi, in base a condanne comminate spesso con decreti penali – senza diritto alla difesa – o direttissime – che non consentono all’imputato di difendersi adeguatamente, costringendolo quindi a patteggiare una pena detentiva minore, anche se innocente -, le prefetture comminano espulsioni per “pericolosità sociale””.
“Diciotto mesi in un CIE è una punizione lesiva di ogni diritto fondamentale, visto che dopo poche settimane la maggior parte dei migranti ivi detenuti compie atti di autolesionismo e progetta o realizza il suicidio” denuncia ancora il Gruppo EveryOne, che ha inviato un messaggio urgente ai membri del Parlamento europeo, del Consiglio d’Europa e della Commissione Ue. “A questi drammi va aggiunto il fenomeno della sottrazione di bambini alle famiglie straniere povere, senza possibilità di contraddittorio, che vengono poi affidate a case di accoglienza e quindi, spesso, dati in adozione a famiglie italiane. E’ ormai necessario” proseguono Malini, Pegoraro e Picciau, “che l’Unione europea eviti di cadere nella stessa indifferenza che permise l’Olocausto e altre persecuzioni nella storia contemporanea, organizzando una commissione di inchiesta che verifichi, percorrendo ogni città italiana, le condizioni di persecuzione di massa cui sono realmente soggetti i migranti e i profughi, nonché lo spreco di fondi europei a essi destinati, il diffondersi di ideologie intolleranti promosse da politici e media e la mancata attuazione di programmi che combattano razzismo, neonazismo, antiziganismo, antisemitismo e ideologie razziali. I nuovi accordi che il ministro dell’Interno Roberto Maroni, uomo di punta della Lega Nord, partito che combatte gli stranieri e i migranti senza porsi limiti etici, daranno luogo a nuovi respingimenti di profughi o al blocco di gruppi di rifugiati in fuga da persecuzioni e guerre” concludono.
COMUNICATO STAMPA 4 giugno 2011 SANITÀ: UCRAINA IRREGOLARE RICEVE TRAPIANTO DI FEGATO A MILANO
Soddisfatti la Croce Rossa Italiana e il Gruppo EveryOne, che hanno condotto l’azione umanitaria a tutela della donna
“È con immensa gioia e gratitudine verso tutti coloro che si sono prodigati per una risoluzione positiva della vicenda che annunciamo che Rozalia Tsurkan, 28enne ucraina gravemente malata e assistita dalla Croce Rossa e dal Gruppo EveryOne, ha finalmente potuto beneficiare in Italia del trapianto del fegato, che le ha restituito la vita”. Lo affermano MIrko Damasco – Commissario Provinciale Croce Rossa Italiana di Monza e della Brianza – e i co-presidenti dell’organizzazione umanitaria EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau.
Rozalia, la cui famiglia è in Italia da tanti anni, era giunta nel nostro paese l’11 dicembre scorso con un permesso temporaneo perché gravemente malata, per tentare di curarsi. Ricoverata d’urgenza al San Raffaele, una volta appurato che l’unica soluzione sarebbe stata un trapianto di fegato, si era deciso per il rimpatrio perché non era ritenuto possibile inserirla in lista trapianti, in relazione al fatto che la Questura di Monza non aveva espresso parere favorevole al rinnovo della sua carta di soggiorno e che la famiglia di Rozalia non aveva un reddito sufficiente a poter sostenere le cure ospedaliere. A quel punto, quando ormai Rozalia era in fase di dimissione, la famiglia aveva contattato la sezione provinciale della Croce Rossa di Monza e della Brianza e il Gruppo EveryOne, che avevano denunciato pubblicamente la vicenda. Tramite diversi canali istituzionali, prontamente intervenuti, e con la collaborazione del Ministero della Salute e del Centro Nazionale Trapianti, la giovane donna era stata finalmente inserita in lista per il trapianto, viste le sue gravi condizioni generali.
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Rom. Sgomberata una profuga anziana a Prato. Appello all’Ue per fermare la persecuzione e risarcire le vittime
Firenze, 14 maggio 2011. Proseguono gli sgomberi di famiglie Rom in tutta Italia. A Roma l’evacuazione dell’acquedotto della Magliana, avvenuto la mattina del 9 maggio, senza alternative di accoglienza, ha messo in emergenza umanitaria alcuni nuclei familiari. A Milano le operazioni contro l’insediiamento di piazza Lugano hanno costretto cinque famiglie Rom romene a un esodo drammatico, trattandosi di persone in povertà estrema e in condizioni di salute precarie. Ieri, 13 aprile, è toccato a una famiglia Rom di Prato. “E’ un caso davvero straziante,” commentano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, “perché si tratta di un nucleo familiare bisognoso di attenzioni umanitarie, un nucleo già conosciuto alle istituzioni internazionali e alle organizzazioni umanitarie locali, specie Opera Nomadi Toscana, che segue da vicino questa famiglia già colpita da tante sofferenze. La donna più anziana, Duja Ahmetovic, 65 anni, è profuga dalla Bosnia, perseguitata e sfuggita ai bombardamenti degli anni ’90. Ha perso durante quei terribili conflitti parenti e amici, fra i quali numerosi bambini. E’ malata e necessita di assistenza sia per la sua salute precaria che per l’età avanzata. I Rom in Italia hanno una vita media di 40 anni e Duja, a causa della vita difficile e delle condizioni di povertà in cui versa, è fisicamente assai più anziana rispetto all’età anagrafica”. Il Gruppo EveryOne ha scritto una lettera alle istituzioni italiane e internazionali, illustrando nei dettagli la tragedia che ogni sgombero comporta e chiedendo che si decreti l’interruzione di questa barbarie verso le famiglie più vulnerabili: “Gli sgomberi sono azioni disumane, già condannate dall’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, dalla Commissione europea e dal Consiglio del’Ue,” scrive EveryOne. Read the rest of this entry »
Comunicato stampa. Arcigay-EveryOne-Certi Diritti: Lo Stato conceda asilo politico a Joshua, nigeriano perseguitato perché gay.
9 maggio 2011. Arcigay, EveryOne, organizzazione per i diritti umani, e l’Associazione radicale Certi Diritti, fanno appello al Ministro dell’Interno Roberto Maroni e al Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna perché sia conferito con estrema urgenza lo status di rifugiato a Joshua J., 28enne nigeriano e omosessuale.
Entro giovedì 12 maggio prossimo Joshua deve lasciare il territorio nazionale perché la commissione territoriale sull’asilo di Caserta ha respinto la sua richiesta obiettando che in Nigeria non sono riscontrabili abusi concreti nei confronti di persone omosessuali da parte del Governo o delle autorità. In realtà in Nigeria il codice penale prevede fino a 14 anni di detenzione per omosessualità e negli stati federali del Paese nei quali è applicata la Sharia la pena per gli omosessuali è di 100 frustate per gli uomini non sposati, e di 1 anno di prigione e la morte per lapidazione per gli uomini sposati, anche se vi sono casi di omosessuali non sposati mandati comunque al patibolo.
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REATO CLANDESTINITA’: EVERYONE, BENE BOCCIATURA DA CORTE UE
Dichiarazione dei Co-Presidenti del Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i diritti umani, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau:
“Ci siamo battuti a lungo, con tutte le nostre forze, contro la legge n. 94 del 7 luglio 2009, che introduceva nell’ordinamento giuridico italiano il ‘reato di clandestinità’. Ci ha sorpresi, durante le nostre azioni contro tale aberrazione giuridica, il senso di accettazione, di indifferenza da parte di quasi tutti gli italiani – giuristi, avvocati, attivisti, giornalisti, intellettuali, personaggi pubblici – verso una figura di reato che si poneva in antitesi con i valori democratici e costituzionali dell’Unione europea, nonché i fondamenti etici e morali della civiltà. Ora la Corte di Giustizia dell’Ue, ai cui magistrati inviammo già nell’estate 2009 un nutrito dossier, spiegando la natura antidemocratica e discriminatoria della norma, in base alla sentenza impugnata da un cittadino straniero condannato al carcere in base alla stessa, bocca il ‘reato di clandestinità’. Si tratta, per tutti noi attivisti che ogni giorno lottiamo fianco a fianco alle minoranze sociali come profughi e immigrati irregolari, di un grande risultato che ci risolleva e fa sì che migliaia di persone bisognose o perseguitate possano tornare a sperare in un futuro migliore”.
Per ulteriori informazioni: Gruppo EveryOne +39 393 4010237 :: +39 331 3585406
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ROM, SESTO FIORENTINO: SGOMBERO IN CORSO A QUARACCHI, 100 ROM A RISCHIO. EVERYONE, OPERA NOMADI E CROCE ROSSA STUDIANO PIANO DI EMERGENZA
E’ in corso in questi minuti l’abbattimento di alcune baracche in un campo Rom all’altezza di via Ponte a Quaracchi 72, nel comune di Sesto Fiorentino, al confine con la città di Firenze. “Marcello Zuinisi di Opera Nomadi Toscana, sul posto, ci ha confermato l’abbattimento di due baracche e la presenza di agenti in borghese della Polizia di stato” denunciano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti dell’organizzazione umanitaria EveryOne. “I Rom romeni che abitano il campo e che si ritroveranno sulla strada sono cento, e il gruppo comprende donne, bambini – tutti frequentanti la scuola -, malati, anziani e anche diversi disabili” spiegano gli attivisti. “Secondo quanto ci riferiscono alcuni giornalisti, inoltre, sembrerebbe che Questura e Prefettura stiano negando lo sgombero. Considerate le rigide temperature di questi giorni, nonché la grave condizione igienico-sanitaria in cui i 100 Rom versano, se non verrà loro offerto un riparo adeguato già stanotte si troveranno sulla strada al freddo, senza alcuna assistenza e di fatto a rischio di vita”.
Il Gruppo EveryOne, che sta coordinando l’emergenza umanitaria assieme a Opera Nomadi Toscana, che ha lanciato l’allarme, ha richiesto un intervento urgente alla Croce Rossa Italiana. “Abbiamo provveduto a mettere in contatto il Gruppo EveryOne con i rappresentanti della Croce Rossa Toscana” afferma Marco Squicciarini, responsabile nazionale per le attività di accoglienza, assistenza e organizzazione umanitaria alle popolazioni Rom e ai soggetti senza fissa dimora, “per tamponare, con un piano urgente di assistenza, i bisogni primari di donne, bambini, malati, anziani e disabili, ovvero i soggetti più vulnerabili dei Rom di via Ponte a Quaracchi”.
PROFUGHI ERITREI NEL SINAI: “MARCHIATI A FUOCO E SOTTO TORTURA”
COMUNICATO STAMPA 28 novembre 2010
PROFUGHI ERITREI NEL SINAI, EVERYONE E HABESHIA: “MARCHIATI A FUOCO E SOTTO TORTURA, INTERVENGANO ONU E GOVERNO ITALIANO”
Dramma umanitario nel Sinai. L’Agenzia Habeshia, il Gruppo EveryOne e il Circolo Generazione Italia MI – Sez. Diritti Umani hanno appena ricevuto notizie tragiche dalla regione sul confine fra Egitto e Israele, dove 80 eritrei sono tenuti in schiavitù dai trafficanti di esseri umani, incatenati mani e piedi. Nonostante l’appello diramato dalle citate organizzazioni umanitarie ai governi di Egitto e Israele, oltre che al Parlemento Ue e all’ONU, non è partita alcuna missione di soccorso, non si è alzato alcun elicottero, non sono scattate le dovute indagini. I profughi vengono continuamente maltrattati e sono stati marchiati a fuoco come bestie, una brutalità finalizzata a chiedere soldi ai parenti che vivono in Occidente. Chiedono un aiuto subito prima di essere uccisi, come è già avvenuto in passato in situazioni simili.
La nostra richiesta di aiuto ai governi Europei, al Parlamento e alla Commissione Ue, all’UNHCR, affinché intervengano con urgenza estrema per salvare le vite di queste persone che sono stremate, mentre i loro carcerieri sono sempre più violenti, è ora quasi disperata.
“Bisogna fare pressione sul governo Egiziano che intervenga a liberare i rifugiati dalle mani di questi trafficanti,” chiede il sacerdote eritreo don Mussie Zerai.
L’Agenzia Habeshia insieme a EveryOne, Generazione Italia e alle ong che si impegnano in questa difficile missione, si appellano al Governo italiano: “Salvate la vita a questi profughi Eritrei, Etiopi, Somali e Sudanesi. Non restate inerti. Stiamo gridando per dare voce a questi nostri fratelli costretti a stare in catene, sotto tortura. Chi ha a cuore la dignità umana, i diritti in violabili della persona umana, agisca secondo le proprie funzioni, con coraggio e umanità”. Sulla vicenda, è stata finora presentata un’interrogazione al Senato al Presidente del Consiglio e al Ministro degli Esteri dall’on. Pietro Marcenaro (PD).
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EveryOne COMUNICATO STAMPA 24 novembre 2010
EGITTO: 80 PROFUGHI ERITREI IN OSTAGGIO DEI TRAFFICANTI. ONG ‘EVERYONE’:
“SERVE INTERVENTO URGENTE PER SALVARLI”
Il disperato appello è stato lanciato dall’Agenzia Habeshia nella notte
Il Gruppo EveryOne raccoglie l’appello urgente lanciato stanotte dall’Agenzia Habeshia, riguardante una richiesta disperata di aiuto da parte di 80 profughi eritrei sequestrati al confine tra Egitto e Israele dai trafficanti, che pretendono il pagamento di 8.000 dollari per la loro liberazione.
Questi profughi raccontano che sono partiti da Tripoli, in Libia, per andare in Israele; hanno già pagato il prezzo pattuito di 2.000 dollari, ma i trafficanti hanno tradito gli accordi presi ed esigono di più. Il racconto dei profughi è drammatico, riguardo alla loro condizione: è già un mese che sono tenuti legati con le catene ai piedi, come si faceva una volta nel commercio degli schiavi, e vengono continuamente minacciati e maltrattati. Da 20 giorni non hanno a disposizione acqua per lavarsi, sono segregati nelle case nel deserto del Sinai, sotto minaccia di morte se non pagano questi 8.000 dollari. Riferiscono che ci sono molti altri profughi eritrei, etiopi, somali, sudanesi nella zona del Sinai, in simili condizioni. Si parla di circa 600 persone. “Questa modalità di ricatto è diventata nel tempo redditizia per i trafficanti, che sfruttano la disperazione dei profughi” spiega EveryOne. “Questa situazione è anche frutto della chiusura delle frontiere dell’Europa con accordi bilaterali,” proseguono gli attivisti per i diritti umani, “che non hanno offerto alternative ai richiedenti asilo politico provenienti dal Corno D’Africa, ora costretti sempre più ad affidarsi a questi sensali di carne umana, trafficanti di persone innocenti e disperate. La politica di respingimenti e di chiusura sta favorendo l’arricchimento di trafficanti e criminali, che raggirano i disperati che fuggono da situazioni di guerre, persecuzioni, fame. Chiediamo l’intervento dell’Alto Commissario ONU per i Rifugiati, dell’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, del Parlamento europeo, della Commissione Ue, del Consiglio d’Europa e dei Paesi membri dell’Unione, nonché la piena collaborazione del Governo egiziano. E’ fondamentale” concludono i co-presidenti di EveryOne Malini, Pegoraro e Picciau, “che il governo della Repubblica Araba dell’Egitto liberi queste persone senza mettere in pericolo le loro vite. In questo gruppo di profughi ci sono anche molte donne in condizioni fortemente debilitate dalla mancanza di cibo, dalle cattive condizioni igieniche e ambientali, dalla situazione di totale degrado e continue violazioni dei loro diritti fondamentali”.
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