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Storia e Memoria ANNIVERSARI DEL 3 SETTEMBRE, Anniversario (28°) della morte di: Carlo Alberto Dalla Chiesa
Anniversario (28°) della morte di: Carlo Alberto Dalla Chiesa (Saluzzo (CN), 1920 – Palermo, 3 Settembre 1982)
Palermo, Venerdì 3 settembre 1982, ore 21.00 il nuovo prefetto di Palermo, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sta andando a cena con la giovane moglie Emanuela Setti Carraro, di scorta li segue un’Alfetta guidata dall’agente della polizia di Stato Domenico Russo. Giunti in Via Isidoro Carini sopraggiungono due motociclette e un’auto che affiancandosi all’A112 del generale aprono il fuoco a colpi di kalashnikov uccidendoli sul colpo. Sul luogo dell’eccidio, un anonimo cittadino lascia un cartello affisso al muro. Poche parole, una frase che in breve fa il giro del mondo: “Qui è morta la speranza dei siciliani onesti”.
Carlo Alberto Dalla Chiesa nacque a Saluzzo (Cuneo) nel 1920. Nel 1942 divenne sottotenente dell’Arma dei Carabinieri, si laureò in giurisprudenza e fu uno dei capi della Resistenza nelle Marche. Nel 1946, a Firenze, sposò Dora Fabbo, che rimase compagna silenziosa e fedele del futuro generale per più di 30 anni. Nel 1948 fu inviato con il grado di colonnello in Sicilia dove ebbe le sue prime esperienze nella lotta contro la mafia, arrivando all’incriminazione di Luciano Liggio, e, fra il 1966 e il 1973, arrestò 76 capi mafiosi. Nel 1973 venne promosso generale di brigata e trasferito in Piemonte e nel ’77 gli fu affidata la coordinazione degli istituti di sicurezza e di pena. Nel 1978 venne promosso generale con poteri su tutto il territorio e una dipendenza diretta dal Ministero degli Interni fino al 1981 per far fronte alla minaccia del terrorismo.
In tre anni riuscì a distruggere l’organizzazione delle Brigate Rosse e grazie ad una serie di pentimenti oggi possiamo sapere la storia completa di tale gruppo eversivo. Nel 1981, quando il pericolo cessò, Dalla Chiesa fu mandato a Palermo dove la delinquenza persisteva, con l’incarico di prefetto antimafia, però i suoi poteri limitati gli impedirono di agire. Il 3 settembre del 1982, mentre tornava dal palazzo della Prefettura del capoluogo siciliano, fu assassinato da killer mafiosi, insieme alla giovane moglie Emanuela Setti Carraro di 31 anni, con la quale il generale era sposato da soli 54 giorni, e all’agente di scorta Domenico Russo.