Giu’ le mani dai Bambini, PROSEGUE ALL’ISS IL DIALOGO SU ADHD E PSICOFARMACI
Si è tenuta venerdì un’articolata riunione all’Istituto Superiore di Sanità – sul tema Adhd e psicofarmaci ai bambini – tra i responsabili del progetto Adhd dell’ISS ed il portavoce di Giù le Mani dai Bambini.
Diverse le potenziali novità d’interesse per le famiglie italiane.
ROMA – Si è svolta venerdì presso la sede dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) una lunga ed articolata riunione tra il Direttore del Dipartimento del Farmaco Stefano Vella, il responsabile nazionale del Progetto Adhd Pietro Panei, e Luca Poma, giornalista e portavoce del Comitato “Giù le Mani dai Bambini” (www.giulemanidaibambini.org). La riunione era stata richiesta nei mesi scorsi con una nota scritta del Comitato – rappresentativo di oltre 230 enti, tra i quali 11 Università, Ordini dei Medici, ASL ed associazioni genitoriali e di promozione sociale – ed i dirigenti dell’ISS hanno deciso di dar seguito all’incontro nell’ambito delle politiche di consultazione e condivisione con la società civile che da tempo sono la “cifra” dell’Istituto. Nel corso dell’incontro si è discusso della gestione del disagio psichico in età evolutiva, con particolare riferimento all’ADHD (Sindrome da Iperattività e Deficit di Attenzione, ovvero bambini eccessivamente agitati e distratti) ed agli strumenti predisposti dal Servizio Sanitario Nazionale in Italia. Sono stati esaminati i dati salienti dell’attività dei centri e servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza come emergono dal database nazionale dell’Adhd. Si è discusso del profilo di rischio degli psicofarmaci ed anche del timore che soggetti etichettati “Adhd” possano essere trattati con farmaci diversi da quelli autorizzati a tal fine. Il rappresentante del Comitato ha espresso alcuni dubbi circa la parziale completezza dei dati forniti dal Registro sul quale sono iscritti i bambini ai quali vengono somministrati psicofarmaci per l’iperattività e l’eccessiva distrazione, ed ha avanzato proposte ritenute migliorative dal Comitato “Giù le Mani dai Bambini”. In particolare Poma ha chiesto ai dirigenti ISS se fosse possibile:
-
integrare i dati a disposizione dell’ente (bambini diagnosticati Adhd e bambini ai quali attualmente vengono somministrati psicofarmaci) con altri dati di fondamentale interesse, quali ad esempio il percorso terapeutico attivato per quei minori che – pur dignosticati Adhd – non vengono iscritti nel registro in quanto non si ritiene opportuno sottoporli a terapia a base di Ritalin (metilfenidato) o Strattera (atomoxetina);
-
dare finalmente atto dell’orientamento di quella parte della comunità scientifica nazionale ed internazionale che non ritiene l’Adhd una malattia, e che non ritiene la somministrazione di molecole psicoattive una “cura efficace” per questi disturbi;
-
richiamare in occasione dell’annuale relazione al Parlamento sull’Adhd i numerosi “warning” internazionali anche recentemente emessi da varie agenzie regolatorie (segnatamente USA ed Inghilterra) sulla pericolosità potenziale di questi prodotti psicoattivi, con particolare riguardo all’atomoxetina;
-
segnalare nella sezione “Criticità ” di detto rapporto anche i punti di vista scientifici distonici rispetto a quelli espressi dal comitato scientifico dell’ISS.
I dirigenti Vella e Panei hanno rassicurato Poma circa le corrette modalità di gestione del Registro nazionale Adhd, impegnandosi comunque a:
-
avviare un percorso condiviso con i centri Adhd sul territorio (le ASL autorizzate alla somministrazione di psicofarmaci ai bambini Adhd) per ampliare la base dati del registro nella direzione richiesta da Comitato “Giù le Mani dai Bambini” e condivisa dall’Istituto, inserendo i dati eventualmente già disponibili nel prossimo rapporto al Parlamento, ed integrandoli successivamente;
-
valutare le migliori modalità di presa d’atto e ritrasmissione dell’opinione di quella parte di comunità scientifica – a detta dell’ISS minoritaria ma non trascurabile – non concorde circa l’origine organica dell’Adhd, la sua esistenza come malattia, e l’opportunità di somministrare psicofarmaci ai minori, senza con ciò riconoscere la primazia dell’uno o dell’altro orientamento, ma al solo fine di assolvere al proprio ruolo istituzionale di ente pubblico “super-partes”;
-
richiamare in un apposito paragrafo del rapporto al Parlamento tutti i recenti “warning” internazionali sulla potenziale pericolosità di questi psicofarmaci, avvisi che peraltro l’Istituto ha sempre tempestivamente notificato alla comunità scientifica anche in passato, in particolar modo grazie al proprio sito internet;
-
valutare la possibilità di segnalare nella sezione “Criticità” di detto rapporto anche i punti di vista scientifici distonici rispetto a quelli espressi dal comitato scientifico dell’ISS, al fine di garantire al Parlamento una visione completa e obiettiva di questo delicato scenario. I due dirigenti dell’ISS hanno peraltro ribadito al portavoce del Comitato il senso delle proprie policy di lavoro, con riguardo in particolare alle indicazioni di stringente prudenza nella somministrazione di molecole psicoattive ai minori che hanno da sempre caratterizzato le comunicazioni dell’Istituto verso l’esterno.
Entrambe le parti hanno poi riflettuto circa l’opportunità, in un prossimo futuro, di organizzare momenti di confronto pubblici su queste delicate tematiche, sia nazionali – per agevolare il dibattito tra gli accademici e la società civile – ed anche internazionali, per sollecitare l’attenzione delle agenzie regolatorie estere sull’efficacia del “modello italiano” del Registro Adhd, che sta garantendo tassi di prevalenza del fenomeno Adhd – con particolare riguardo alla somministrazione di psicofarmaci – di gran lunga inferiori a tutte le altre nazioni del mondo.
“Sono moderatamente soddisfatto – ha dichiarato Poma – ovvero sarò più che soddisfatto nel momento in cui tutti i punti analizzati nell’agenda della riunione all’ISS verranno esitati positivamente nell’interesse dei piccoli pazienti. Il clima è comunque stato collaborativo, e questo fa ben sperare. Per quanto riguarda i bambini etichettati “Adhd” ma non iscritti sul registro per il trattamento a base di Ritalin e Strattera, rischiano di rappresentare una specie di ‘sommerso’: sono in carico comunque alla neuropsichiatria infantile? Siamo sicuri che non assumano nessun’altro tipo di psicofarmaco? Il fatto che non assumano Ritalin o Strattera di per se non ci tranquillizza sulle modalità di presa in carico non farmacologica. Più in generale, restiamo contrari alla somministrazione di psicofarmaci ai bambini per curare quello che a nostro avviso è un disagio del comportamento, che è l’espressione di problemi sicuramente reali e tali da mettere in seria difficoltà le famiglie e la scuola, ma secondo noi con radici ben più profonde, e non sbrigativamente liquidabili come ‘una patologia organica da curare con una pillola’. Questi psicofarmaci infatti agiscono solo sui sintomi, e non ‘curano’ alcunchè, ma è un fatto tuttavia che in questo momento vengono somministrati nel nostro paese, seppure in aggiunta alla psicoterapia, e quindi dobbiamo dare il nostro fattivo contributo affinchè i protocolli diagnostico-terapeutici siano interpretati nel senso più prudenziale e restrittivo possibile“.
Per media relation: 337/415305 – portavoce@giulemanidaibambini.org