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Se Parma diventa la pattumiera d’Italia

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Gli accordi sottoscritti? Carta straccia da bruciare nel forno

Il dado è tratto e porta la data del 20 maggio 2015.

Giorno in cui Iren ha depositato istanza presso la Provincia di Parma per incrementare la capacità di trattamento dell’inceneritore di Ugozzolo da 130 a 195 mila tonnellate annue, approfittando dell’aiutino del decreto del governo.

Ciò significa che nelle intenzioni del gestore i rifiuti potranno giungere in città da ben oltre i confini provinciali, praticamente da tutta Italia.

La domanda presentata di fatto straccia tutti gli accordi che hanno accompagnato la complessa gestazione del camino della discordia.

Iren fece domanda nel 2006 per un impianto con taglia doppia rispetto alle necessità del territorio (50 mila tonnellate di residuo da raccolta dei rifiuti urbani), progettandone uno da 130 mila tonnellate, a 4 km da piazza Duomo.

La politica sosteneva questa scelta e l’ondivago ruolo pubblico/privato di Amps/Enia fece il resto: in una certa misura il gestore seguì le indicazioni del territorio, che magnificava l’inceneritore come ottava meraviglia del mondo.

A 10 anni dal piano provinciale rifiuti ci troviamo con un impianto costato ben oltre 200 milioni di euro, che probabilmente lavora in perdita fin dal suo avvio.

Ci troviamo con un territorio che, applicando la raccolta differenziata, non ha nemmeno più bisogno di un impianto di trattamento a caldo perché i rifiuti conferiti sono drasticamente diminuiti a favore dell’enorme incremento dei materiali riciclati e di un calo importante della produzione.

Di fronte a questi numeri il gestore ha semplicemente usato la calcolatrice, sfruttando lo Sblocca Italia come grimaldello.

Lo Stronca Italia è una specie di buco nero che accoglie pratiche altrimenti irricevibili.

Tra le sue pieghe la norma che consente di “ottimizzare” tutti gli impianti di incenerimento già esistenti e attivi, in modo da saturarli e renderli economicamente vantaggiosi per chi li gestisce.

Con tanti saluti per i territori virtuosi che si stanno impegnando, con ottimi risultati, per una gestione dei proprio rifiuti attenta e rispettosa della salute dei cittadini e dell’ambiente in cui vivono.

Ma a Parma i patti sono/erano estremamente chiari.

Sbandierati da tutti i responsabili istituzionali e aziendali.

Ricordiamo l’allora presidente della provincia Bernazzoli, l’assessore all’ambiente Castellani, il presidente di Amps Allodi, i sindaci di Parma Ubaldi e Vignali.

Lunghe file di parole per tranquillizzare i cittadini sulla bontà delle intenzioni del presente e del futuro, in modo da far digerire l’amaro boccone di un nuovo forno dopo l’esperienza estremamente negativia dell’impianto del Cornocchio.

Mai rifiuti da fuori provincia. Mai!

Oggi scopriamo che a Ugozzolo si intende bruciare perfino i pneumatici esausti, e cdr, combustibile da rifiuti, sostanze chimiche, rifiuti infetti, fanghi di ogni tipo e provenienza, addirittura scorie e polveri di altri inceneritori.

Pura e lucida follia.

Davanti a questa trappola coscientemente allestita occorre mobilitarsi.

Non stiamo parlando di camino sì, camino no, di confronto di filosofie.

Stiamo per affrontare una rivoluzione.

Parma candidata a diventare pattumiera d’Italia.

Si era avvertito ripetutamente di questo rischio, Gcr in testa.

Cassandre inascoltate.

Oggi non ci sono recinti ideologici.

Si tratta di scegliere da che parte stare.

E lo devono fare tutti: a cominciare dai cittadini e dalle associazioni, per passare ai partiti, ai sindacati di categoria, ai consorzi di prodotto, a tutte le forze economiche di Parma.

Questa volta scendere in piazza significa esprimere il futuro che vogliamo.

Schiavi di un camino o padroni del proprio destino?

E’ un referendum, su di noi.

Aldo Caffagnini
aldocaffagnini@gmail.com

Scritto da Staff_NelParmense

Maggio 26th, 2015 at 5:02 pm

Pubblicato in Politica

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