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Oscure Presenze e Spiriti Luminosi vagano nei Castelli del Ducato

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Storie di fantasmi e anime che si aggirano ancora tra le rocche e i manieri di Parma e Piacenza

Molti racconti di fantasmi, se non tutti, iniziano con un gruppo più o meno sparuto di persone che entrano in una vecchia dimora signorile, in un maniero fuori mano o in un castello. Avvertono immediatamente l’atmosfera sinistra che si respira, ma una indefinibile curiosità li spinge a rimanere. Come se qualcuno li trattenesse: una mano invisibile, una voce indistinta, una tensione nell’aria che diventa all’improvviso più fredda.

Avete mai provato un brivido simile? Credete ai fantasmi? Il dubbio è un pungolo ancora più efficace per visitare i Castelli del Ducato di Parma e Piacenza e conoscere le affascinanti leggende di fantasmi e spiriti che da secoli si tramandano. La dolce Fata Bema al Castello di Montechiarugolo, l’inquieta Donna Cenerina alla Rocca di Soragna, lo scuro Confalonieri alla corte di Paderna e l’innamorata Aloisa a Grazzano Visconti, il cavaliere Morello alla Fortezza di Bardi (il primo caso al mondo di fantasma termico fotografato) sono solo alcune tra le nobili pallide vestigia che ancor si aggirano per i manieri. Ecco dunque storie fantastiche che affiorano dal passato come aloni di sospiri su un vetro annebbiato.

Stephen King, il re incontrastato del brivido contemporaneo, sostiene che il tema della casa occupata o del castello infestato è uno dei pilastri della letteratura gotica e del genere horror contemporaneo. Lo è per via del legame che noi esseri umani intratteniamo con le zone di confine tra questo e altri mondi: ponti levatoi, torri svettanti al cielo, gattabuie, rivellini, finestre segrete sono punti di passaggio in cui le anime dei defunti vengono a farci visita, di castello in castello, o in cui abitano, intrappolate dal giorno della loro dipartita. Insomma, il fascino che esercitano certe oscure presenze è fortissimo, ma lo è ancor di più la luce che storie d’amore immortali infondono in spiriti luminosi di fanciulle e condottieri che vissero in rocche e castelli. Come lo è l’attrattiva rappresentata dai luoghi catalizzatori delle loro materializzazione.

La Rocca dei Rossi di San Secondo, coi suoi misteri, è sbarcata in questi giorni sul sito www.luoghimisteriosi.it. La storia è quella di una giovane fanciulla che da secoli si aggirerebbe a mezzanotte all’interno del maniero in guisa di fantasma. Non ancora ventenne fu trucidata a sangue freddo. È ancora visibile la traccia di sangue sul camino della Sala di Latona, a testimoniare il punto in cui fu assassinata. 

Si narra che nel pozzo della Rocca di Rivalta fu calato un tal Giuseppe, il cuoco di corte, dalle capacità culinarie uniche. Fu probabilmente la sua bravura a causare un truce assassinio. Giuseppe fu pugnalato e strangolato da una mano ignota. Il corpo fu ritrovato dopo tanto tempo, ma il suo spirito non si spostò mai da quel luogo: a volte si sente ancora girare per i corridoi del castello o capita di udire il suono del suo batticarne ancora pestare nel mezzo della notte.

Salta la luce e si attivano gli elettrodomestici, sono i segnali di Donna Cenerina, il fantasma della Rocca di Soragna, la giovane Cassandra Marinoni, moglie del marchese Diofebo II Meli Lupi, che morì assassinata nel 1573 dal cognato Giulio Anguissola insieme alla sorella Lucrezia. Un omicidio rimasto impunito: la leggenda narra che quando Donna Cenerina (il nome deriva dai suoi lunghi capelli biondi) esce allo scoperto, indica macabri presagi per la famiglia Meli Lupi.

Arrivata per la prima volta a Montechiarugolo nel 1593, la fata Bema propose a Ranuccio I, in visita ai conti Torelli, di lasciarle leggere la propria mano. Ranuccio però, che aveva un vero terrore per tutto ciò che riguardava l’occulto, ordinò l’arresto della ragazza e la sua reclusione nel carcere della Rocchetta, dando inizio a una serie di fughe e peregrinazioni della poveretta per sfuggire alla persecuzione del Duca. Bema finì comunque la sua vita a Montechiarugolo, amata e ben voluta dalla gente del borgo, tanto che oggi è ricordata come un gentile fantasma, che appare alle giovani donne alla vigilia delle nozze per istruirle sulla loro nuova vita.

Al Castello di Paderna il mistero avvolge la piccola Chiesa di Santa Maria: costruita prima dell’anno Mille, con pianta a croce greca, è un perfetto cubo costruito sul multiplo del numero 3. Al centro di essa è stato misurato un potente campo magnetico naturale. E non è tutto: tra le vetuste mura del Castello, infatti,vagherebbe ancora l’ombra del “Confalonieri”, che trasportato a Paderna dal Castello di Turro vi trovò morte violenta (la leggenda racconta che le sue urla si udivano “ad un tiro di balestra…”).

E’ invece la presenza del Pier Maria Scotti, meglio conosciuto con l’appellativo de “Il Buso”, ad infestare il Castello di Agazzano. Pugnalato a morte e poi gettato nel fossato nel 1514 da Astorri Visconte e Giovanni da Birago, che riuscirono ad impadronirsi del maniero, “Il Buso” si aggira tra le mura con fare serio e guardingo oppure corre facendo ruotare la spada e, dopo una serie di rumori metallici e di urla, scompare lasciandosi dietro solo i lamenti. E’ un fantasma pacifico, descritto come un uomo alto con una corazza scura, pantaloni di pelle, stivali, elmo con penna azzurra e spada in mano.

Tra le mura del Castello di Gropparello nel duecento si tramanda che Pietrone da Cagnano murò viva la moglie per punirla di un tradimento con Lancillotto Anguissola, antico amore di gioventù. Queste stesse mura hanno attirato l’attenzione di studi paranormali di noti sensitivi come Umberto di Grazia che ha avvistato la presenza di un uomo con la barba e bastone caduceo.

A Grazzano Visconti il fantasma risponde al dolce nome di Aloisa. Ben in carne, le braccia conserte al seno, dal suo basamento vicino alla piazza del Biscione occhieggia ai turisti, e le sue sembianze sono fedeli al ritratto che lei fece di sé stessa guidando la mano di una medium nel corso di una seduta spiritica, durante la quale raccontò anche la propria storia. Sposa di un capitano di Milizia, morì di gelosia in seguito al tradimento del marito, e da allora vaga per il castello e il parco: “Io sono Aloisa e porto Amore e profumo alle Belle che donano il loro sorriso a Grazzano Visconti“. Si dice che di notte tiri i piedi e schiaffeggi gli ospiti del castello, l’unico modo per placarne l’ira è quello di appendere alla sua statua collane e monili… che infatti il simulacro sfoggia, esibendo i tanti doni ricevuti nel corso degli anni. Dopo una mostra e diversi articoli a lei dedicati, oggi Aloisa è diventata una specie di San Valentino al femminile, una protettrice degli innamorati.

Visse nel Castello di Bardi sul finire del Quattrocento il cavaliere Moroello, innamorato ricambiato della castellana sedicenne Soleste. Diviso dalla sua amata per diversa classe sociale, partì per una spedizione di guerra. Vedendo ritornare soltanto l’esercito con le insegne del nemico, Soleste lo credette morto e si gettò dalle mura vicine al mastio. Moroello, che invece stava tornando con il trofeo della vittoria, saputa la notizia della sua morte, si suicidò a sua volta. L’aggirarsi inquieto del suo spirito è stato addirittura fotografato: Michel Dinicastro e Daniele Gullà, due parapsicologi bolognesi, armati di una Pentax e di una termocamera per la lettura e visualizzazione delle variazioni del gradiente termico dell’ambiente, sono riusciti a immortalarlo.

Il castello di Torrechiara fu lo scenario in cui sbocciò l’idillio tra Bianca Pellegrini e Pier Maria Rossi. Durante le notti di luna piene rivive nelle stanze dell’edificio, in particolare nella magnifica stanza dei due amanti, luogo in cui il fascino della Duchessa dai magnifici occhi verdi ammaliò l’amante. Tra tanti fantasmi tormentati, due si amano ancora.

Scritto da Staff_NelParmense

Ottobre 28th, 2011 at 1:15 am

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