Italia, la criminalità che non c’è
Un rapporto europeo sui media svela l’anomalia dei tg italiani: come lo schermo crea le paure della società
L’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza ha diffuso un rapporto sulla rappresentazione mediatica e la percezione sociale delle notizie registrando un netto scarto tra la realtà e l’informazione, quindi tra ciò su cui si concentra l’attenzione mediatica e quello che la gente percepisce realmente.
Nel caso specifico dell’Italia, negli ultimi tre anni i timori per le dinamiche economiche sono cresciuti sensibilmente (come in tutta Europa). La disoccupazione è la voce che preoccupa di più l’italiano medio passando da un 28 percento del 2005 a un 51 percento nel settembre 2010. La qualità dei servizi sociali e sanitari si inserisce al secondo posto nella classifica delle preoccupazioni, rimanendo stabile negli anni. Medaglia di bronzo per una voce in calo: l’immigrazione che passa dall’11 percento del 2005 al 9 percento del 2010.
Ma la sensazione è un’altra: a sentire il tg sembra che il primo problema sia come arginare la criminalità.
Cerchiamo di approfondire: la fotografia degli argomenti trattati dai tg nazionali mostra chiaramente che si dà spazio prima di tutto alla politica interna (17 percento contro una media europea del 10 percento), poi si parla di costume e Società (13 percento contro 5 percento) e di criminalità (10 percento contro 5 percento). In Europa si parla più di politica estera, lavoro ed economia. In Italia di pastoni politici, delle nonne più giovani d’Italia e di immigrati ladri e assassini. L’opinione pubblica è preoccupata per il lavoro ma i media italiani non ne parlano molto, preferendo il tema criminalità e politica interna.
Vediamo nel dettaglio come i tg si dividono questo compito: Mediaset è il canale che dedica più spazio alla criminalità, inseguita dalla Rai. Tg5 e Tg1, in particolare, ne parlano ogni giorno dando vita a un processo che viene chiamato di “criminalità pervasiva”: mentre gli altri canali europei trattano la stessa notizia per più giorni in Italia si tendono a utilizzare notizie ‘usa e getta’. Un giorno un figlio uccide la madre a martellate, il giorno dopo il vicino fa fuori moglie figlio e zia, al terzo giorno il nipote spranga in casa i nonni per rubargli la pensione. Non c’è alcuna continuità: solo il macabro piacere di raccontare quotidianamente un nuovo episodio di violenza. Solamente Rai3 e Rete4 (che preferisce parlare di altro) si scostano da questa tendenza. Il fatto è che la rappresentazione mediatica di un timore che non esiste, se non in misura contenuta, contribuisce a innalzare la percezione di tale problema. Secondo i dati della ricerca, infatti, il numero di reati è rimasto stabile negli anni. Quello che è cresciuto è il numero di notizie sugli atti criminali, con una punta estrema toccata nell’anno 2007 (per maggior precisione quando c’è stato il cambio di Governo, da Prodi alla vittoria schiacciante di Lega Nord e Pdl: uso strumentale del tema sicurezza?), crescita delle notizie che ha innalzato il livello di percezione in alcuni casi raddoppiandola rispetto al numero di reati realmente commessi.
Ma una persona potrebbe dire: in Italia esiste la criminalità organizzata che contribuisce alla notiziabilità di questi eventi. Ma anche questo, purtroppo, non è vero. Perché dal 5 aprile al 4 giugno 2010, ad esempio, sono state date dal notiziario in prima serata qualcosa come 15mila notizie di crimini violenti (cioè escludendo furti, rapine e droga) contro le 1947 dedicate al tema della mafia.
E se trasportiamo il confronto a livello europeo, ecco i risultati più clamorosi. Prendiamo Rai1: in base a dati del primo trimestre del 2010, l’emittente italiana ha una rappresentazione mediatica delle notizie di criminalità doppia rispetto alla Tve spagnola, due volte e mezza la Bbc britannica e la France2, più di dieci volte rispetto la Ard tedesca. Nello stesso periodo preso in considerazione Ard ha dato 34 notizie contro le 431 di Rai1, quindi la media italiana è di più di due notizie al giorno. E mentre le 34 notizie tedesche fanno riferimento per lo più a due casi (abusi su minori che hanno sconvolto l’intero paese) coprendo quindi il 58 percento delle notizie date, in Italia i grandi delitti occupano il 9 percento dell’agenda reati. Le altre notizie sono spesso date una volta sola.
Per concludere: mentre è la paura di perdere il posto di lavoro (o di non trovare una prima occupazione, nel caso dei giovani) a generare la principale inquietudine della società italiana, l’agenda di notizie diffusa dai media italiani verte in principal modo sui temi della criminalità (accompagnati da politica interna e costume) dando vita in certi casi a una chiara strumentalizzazione politica del tema sicurezza e in altri a una superficiale spettacolarizzazione da prodotto di intrattenimento (infotainment).
Maurizio Bongioanni
Articolo tratto da Peacr Reporter
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