L’Ultimo Giorno, sabato 8 maggio
Un nuovo evento creato da Portos Associazione Culturale – in collaborazione con: Progetti&Teatro Associazione Culturale e con il patrocinio ed il contributo del Quartiere Cortile San Martino
SABATO 8 MAGGIO – Auditorium Toscanini – Via Cuneo,3 – Parma – ore 21.00
L’Ultimo Giorno. Cronaca di un eccidio. Case Vecchie, Pizzolese, Ravadese
con: Carlo Ferrari e Franca Tragni,
musiche: Marcello Canuti e Sandro Canuti,
movimento corporeo: Agata Boschi Morestori, Rossella Canuti,
tecnica: Guasti Ronnie,
adattamento drammaturgico e ideazione: Carlo Ferrari
“…Ventuno sono le vittime tra Ravadese, Pizzolese e Case Vecchie uccise dai Tedeschi in ritirata nelle prime ore di mercoledì 25aprile. Sparsi per la campagna soldati tedeschi penetravano in case isolate dopo aver saccheggiato e seminato il terrore.”
“…Terrorizzati i civili si spargevano per la campagna nel tentativo di sfuggire al massacro subito inseguiti e bersagliati da lontano.”
“…non hanno esitato a lanciare bombe a mano a casaccio attraverso le finestre, hanno oltraggiato e percosso i morti, hanno saccheggiato e distrutto ogni cosa “ . (da ”Il vento del nord” 1 maggio 1945)
La nostra storia è dietro casa e non lo sappiamo o l’andiamo a cercare lontano.
Questo è il momento di conoscere, di capire cosa significano quei cippi nelle frazioni di Cortile San Martino.
La parte grafica è curata da Paola Scaccaglia
25.4.1945 – Case Vecchie di Ravadese:
Pompilio Artoni (46 anni),
Gemello Campanini (24 anni),
Enrico Campanili (21 anni),
Carla Calestani (13 anni),
Mario Gaiani (35 anni),
Guido Givera (42 anni),
Livia Terenziani (39 anni),
Antenore Raboni (51 anni),
Amilcare Roboni (26 anni),
Guglielmo Robuschi (44 anni),
Lino Rossi (65 anni)
25.4.1945 – Pizzolese:
Bonazzi Gino (43 anni),
Pierina Pomelli (16 anni),
Mirco Pomelli (14 anni),
Germano Pomelli (10 anni),
Ferdinando Gatti (38 anni),
Valerio Salati (19 anni),
Alberto Talignani (63 anni),
Alide Cocconi (41 anni)
25.4.1945 – Ravadese:
Pierino Carpi (31 anni),
Mirko Fava (19 anni),
Raniero Rolli (27 anni),
Gino Tanzi (34 anni),
Giorgio Luccetti (18 anni),
Pierino Gibertini (31 anni),
Mario Turchi (20 anni),
Quirino Anzola (23 anni),
Franco Agnelli (14 anni),
Renzo Ghirardi (11 anni),
Luigi Ghirardi (3 anni)
Stragi dell’ultimo giorno
Le truppe tedesche, entrate in territorio parmense e superato l’abitato di Montechiarugolo, si diressero verso nord, in quella che sempre più appariva come una disordinata fuga verso il Po, luogo, immaginato, di salvezza. Ai soldati mancavano poche decine di chilometri per arrivare a destinazione, un giorno di viaggio che per le comunità contadine, investite dalla violenza e dalla crudeltà dei militari, rappresentò un ultimo giorno di terrore. I militari, durante questo spostamento, commisero stragi ed eccidi, seminarono distruzione nei numerosi villaggi e paesi che attraversarono, confermando di aver ormai interiorizzato quella mentalità stragista imposta dai comandi della Wehrmacht e applicata in tante altre occasioni durante i lunghi mesi d’occupazione. Una tattica, divenuta, prassi che li avrebbe accompagnati fino al termine della loro esperienza di soldati, fino al momento di abbandonare la divisa, quella divisa che sembrava poter giustificare ogni loro azione. Dopo aver oltrepassato il territorio comunale di Montechiarugolo – e dopo aver fatto fronte a sporadici isolati attacchi da parte di reparti partigiani, che poterono solo rallentare la marcia verso nord – in poco tempo la colonna di militari attraversò le località di Marore, Malandrino e Alberi di Vigatto (dove si verificò un primo eccidio). Le truppe tedesche poi, attraversata la via Emilia, si sparsero nelle campagne disseminando morte e terrore in numerose frazioni e case isolate. Nel pomeriggio del 24 aprile un reparto giunse nella frazione di Casaltone. La rappresaglia tedesca fu feroce. L’ira dei militari si abbatté sugli abitanti e sulle case dei borghi ed il primo gruppo di case ad essere colpito fu il “Piave”, situato a ridosso del ponte sull’Enza. Al termine della rappresaglia si contarono 21 morti mentre un centinaio di abitanti vennero catturati ed utilizzati come scudo umano durante il proseguimento del viaggio verso il Po. Altre comunità trascorsero l’ultimo giorno di guerra fra eccidi e saccheggi tra cui i centri abitati di Ravadese, Case Vecchie, Borghetto, Pizzolese. Le testimonianze raccolte, dopo la fine della guerra, raccontano della violenza che colpì quei borghi e della crudeltà dei militari tedeschi, ormai sconfitti: donne e bambini inseguiti e uccisi senza pietà e con crudele freddezza, bombe a mano lanciate a casaccio nelle case, contadini colpiti senza ragione, uccisi nelle loro abitazioni, nei campi e nelle stalle mentre lavoravano, percossi con pugni e con i calci dei fucile; una quantità di violenza mai vista da quelle parti che lasciò sul terreno 31 morti, tantissimi feriti e molte case distrutte. Sul finire del 25 aprile, in questa sorta di interludio tra occupazione e liberazione, tra guerra e pace, la popolazione si trovò, dunque, in balia degli eventi e della sorte. La presenza di partigiani (sappisti) e di nuclei d’insorti volenterosi spesso finì per complicare ulteriormente la situazione nei territori attraversati dalle truppe tedesche. Una parte consistente dei militari tedeschi che avevano invaso la pianura parmense, consapevole che i ponti sul Po nella zona orientale erano impraticabili, si diressero verso ovest, sapendo che avrebbero dovuto attraversare centri abitati e che si sarebbero esposti a possibili attacchi partigiani e al mitragliamento degli aerei alleati. Decisero però di continuare utilizzando i civili come scudo. L’irriducibilità dei militari tedeschi finì quindi per provocare ulteriori lutti nei territori d’oltre Taro: a Sissa, a Soragna, a San Secondo, a Roccabianca. Al termine dell’ultima giornata di guerra i militari avevano ucciso almeno 67 persone. Monumenti e lapidi, voluti nel corso degli anni dai comuni, oggi ricordano le vittime di quelle stragi e il dolore delle loro comunità violate dalla violenza dei militari. Queste tracce di memoria sparse sul territorio, ridisegnano il percorso che i soldati tedeschi fecero durante il loro arretramento. Ogni anno, mentre il resto della provincia celebra il giorno della Liberazione, gli abitanti delle frazioni ricordano gli eventi di quei giorni, raccolti attorno ai propri monumenti, in molti casi posti tra le case e nei giardini delle abitazioni, che rappresentano ed esprimono il legame d’intimità che collega la memoria di quegli ultimi giorni.
Per maggiori ragguagli, foto e tutta la documentazione:
http://www.eccidinazifascisti.parma.it/page.asp?IDCategoria=905&IDSezione=6936
Pubblicato su: http://www.nesti.org/post/1207145690/L%27Ultimo+Giorno#more
ed anche su: http://www.articolionline.net/2010/04/lultimo-giorno.html
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