Nei presidi sanitari non si denunciano i migranti irregolari
Il Ministero dell’Interno emana una circolare che ribadisce la permanenza del “Divieto di segnalazione”
Roma 3 dicembre 2009 Il Ministero dell’Interno ha diramato il primo dicembre, una circolare firmata dal Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione Mario Morcone, che recepisce la richiesta di chiarimento avanzata da Medici Senza Frontiere (MSF), Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM), Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e Osservatorio Italiano di Salute Globale (OISG), nell’ambito della Campagna Divieto di Segnalazione (www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it).
La circolare ribadisce la permanenza del divieto di segnalazione da parte di tutti gli operatori, degli stranieri irregolari che si rechino presso le strutture sanitarie. Il pacchetto sicurezza infatti, nonostante l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno irregolare ha mantenuto in vigore il dispositivo previsto dal comma 5 dell’articolo 35 del Testo Unico sull’immigrazione in cui si vieta espressamente la segnalazione dei cosiddetti migranti irregolari. Questa circolare mette fine a quei dubbi interpretativi che avevano già spinto 14 Regioni ed una Provincia Autonoma ad emanare note di chiarimento sul divieto di segnalazione nei mesi scorsi (www.simmweb.it).
MSF, SIMM,OISG, ASGI esprimono soddisfazione per la conclusione di una campagna iniziata dieci mesi fa dal titolo emblematico, “Siamo medici e infermieri non siamo spie”, che ha visto coinvolti gli ordini professionali degli operatori sanitari, sindacati, settori della società civile, organizzazioni no profit e semplici cittadini che si sono mobilitati più volte contro l’abrogazione del “divieto di segnalazione”.
Sarà ora necessario che il contenuto della circolare venga reso noto in modo capillare presso tutte le strutture sanitarie, anche con la partecipazione degli ordini professionali e dei sindacati di categoria, nonché che ogni iniziativa opportuna venga assunta per ristabilire un clima di fiducia nell’accesso alle strutture sanitarie, con gli evidenti benefici sulla salute pubblica che ciò comporta.