Repubblica Democratica del Congo, nuova escalation di violenza nel Kivu
Civili uccisi, violentati, feriti o costretti a fuggire nelle foreste o nei campi sfollati. Nei primi sei mesi dell’anno MSF ha già curato 290mila persone
Kinshasa / Roma, 11 agosto 2009 – La violenza continua a colpire le regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo (RDC) e i civili continuano ad essere le vittime principali. Mentre l’anno scorso era la provincia del Nord Kivu a essere particolarmente colpita dagli scontri tra le forze armate congolesi (FARDC), i ribelli del CNDP (Congrès national pour la Defense du Peuple) e altri gruppi armati, ora i combattimenti si svolgono sia nel Nord che nel Sud Kivu. L’operazione militare lanciata nel gennaio scorso dalle forze armate congolesi (FARDC) per colpire i ribelli Hutu del FDLR (Forces Dèmocratiques de Liberation du Rwanda) nel Nord Kivu è stata estesa, lo scorso mese, alle zone meridionali del Kivu.
“Stiamo affrontando una nuova ondata di violenza”, spiega Romain Gitenet, capo missione di MSF a Goma. “Quando gli attacchi raggiungono zone vicine ai villaggi o ai campi, le persone scappano nella foresta. Per esempio la settimana scorsa, la popolazione di Bikenge, nel distretto di Walikale, ha abbandonato il villaggio ed è rimasta alcuni giorni nella foresta, vivendo in condizioni terribili”.
Per raggiungere i civili che vivono in queste insicure zone rurali, MSF utilizza cliniche mobili e fornisce supporto alle strutture sanitarie sia nel Nord sia nel Sud Kivu. Nella prima metà dell’anno le equipe di MSF hanno svolto circa 290mila consultazioni mediche e hanno curato i pazienti colpiti dal colera.
I civili subiscono attacchi continui dalle parti in conflitto. I villaggi sospettati di essere a favore di una o dell’altra delle fazioni vengono presi di mira e spesso sistematicamente distrutti. Inoltre, le vittime subiscono estorsioni e vengono derubate del cibo e dei propri beni personali presenti nelle propri abitazioni o nei rifugi all’interno dei campi per sfollati. Alcuni vengono obbligati da uomini armati a trasportare i propri averi. Gli abusi sessuali rappresentano un’altra forma di violenza estremamente frequente, perpetrata sia nei confronti delle donne che degli uomini. Solo nella prima metà del 2009, gli operatori di MSF hanno assistito 2.800 vittime di violenza sessuale.
Poiché la violenza si sta diffondendo anche nel Sud Kivu, le equipe di MSF stanno adattando le proprie attività per raggiungere gli sfollati. In seguito ai combattimenti nella zona meridionale di Kalonge, migliaia di persone hanno cercato rifugio nella parte occidentale della città. MSF fornisce supporto alle strutture sanitarie e svolge consultazioni mediche nell’area. Tuttavia, a causa del peggioramento delle condizioni di sicurezza e delle strade dissestate, raggiungere la popolazione sfollata è difficile. Gli scontri si sono intensificati anche nella zona di Hombo. Il numero degli sfollati è in aumento a causa dell’escalation dei combattimenti. MSF, nel mese di luglio, ha avviato un progetto a Lulingu e nelle vicinanze per rispondere alle necessità degli sfollati e della popolazione ospitante. A Byangama, per esempio, ogni giorno arrivano in media cinque famiglie e ora sono presenti circa 1500 famiglie sfollate.
“Quando il nostro villaggio è stato attaccato sono scappata da Katusi verso la foresta con mio marito e i nostri quattro bambini”, ha raccontato a MSF, B, 30 anni. “Temevo che stessero venendo ad ucciderci. Eravamo nascosti nella foresta quando ho visto un ribelle svaligiare alcune case in un villaggio nelle vicinanze. Hanno portato due donne nella foresta. Quindi ci siamo rimessi in fuga verso Byangama. Ora vivo insieme alla mia famiglia nell’abitazione di una famiglia locale. Mio marito raccoglie pezzetti di manioca per nutrirci. Non tornerò nel mio villaggio finché non sarò certa che i ribelli se ne saranno definitivamente andati”.
Nel Nord Kivu, il distretto di Lubero è quello maggiormente colpito dagli scontri tra le FARDC e il FDLR. In numerosi villaggi, come Luofu, Miriki e Butalongola, dove MSF gestisce alcune cliniche mobili, i civili sono dovuti fuggire e le loro case sono state date alle fiamme. Durante gli attacchi, derubare è sistematico. Nel distretto di Lubero le persone non si sono insediate nei campi, ma sono state ospitate dalle famiglie locali, con cui condividono le già scarse risorse.
Nelle ultime settimane, gli scontri hanno raggiunto le zone a nord-ovest della città di Masisi (Nord Kivu occidentale). In seguito agli attacchi nei villaggi di Kibati e Lwibo, si è registrata la morte di 12 persone e le abitazioni sono state date alle fiamme. Il team di MSF ha trasferito alcuni feriti all’ospedale di Masisi.
MSF è l’unica organizzazione umanitaria internazionale a eseguire interventi chirurgici in tutto il Nord Kivu. Nell’ospedale di Rutshuru, MSF svolge in media 12 interventi chirurgici d’emergenza al giorno, soprattutto di ortopedia e ostetricia. Nell’ultimo mese sono stati operati 50 pazienti con ferite d’arma da fuoco. Da quel momento il livello di violenza è rimasto alto, poiché di frequente uomini armati commettono rapine, attacchi e anche omicidi. Prendono di mira le persone che potrebbero possedere delle ricchezze, come denaro e telefoni cellulari, in questo modo esacerbando il clima di paura.
MSF lavora in Kivu dal 1992. Gli operatori di MSF operano negli ospedali e nelle strutture sanitarie di Rutshuru, Nyanzale, Kitchanga, Mweso, Masisi, Kabizo, Kayna nel Nord Kivu; Chifunzi, Kirotshe, Chambucha, Baraka e Lulingu nel Sud Kivu. Gli operatori di MSF inoltre gestiscono alcune cliniche mobili sia nei campi per sfollati, sia per le popolazioni residenti, forniscono assistenza specializzata alle vittime di violenza sessuale e trasferiscono i casi più gravi negli ospedali.
Lo staff di MSF presente in Nord e Sud Kivu è composto di 1.395 operatori congolesi e 115 operatori internazionali.
Da gennaio a giugno 2009, le equipe di MSF hanno:
– fornito assistenza medica e psicologica a 2.800 vittime di violenza sessuale;
– effettuato interventi chirurgici per 700 vittime degli scontri;
– effettuato 290mila consultazioni mediche;
– fornito assistenza medica a 2.600 malati di colera.
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