“ANNIVERSARI DI OGGI”, 18 Giugno, da Storia e Memoria
“ANNIVERSARI DI OGGI”
Foglio periodico – Anno VI – N. 488 – Edizione di Giovedì 18 Giugno 2009
18 GIUGNO
* Selezione di anniversari, ricorrenze, eventi e personaggi legati alla giornata *
Festività Religiose e Santi Cattolici:
Solennità del Corpus Domini, San Gregorio Giovanni Barbarigo Vescovo (*),
Sant’ Alena da Forest Vergine e martire, San Calogero Eremita in Sicilia,
Sant’ Erasmo Anacoreta e confessore, San Simplicio e familiari Eremiti,
Santa Marina Monaca, Sant’ Equizio Diacono,
Beata Marina di Spoleto Agostiniana, Beata Osanna Andreasi Domenicana.
Eventi:
1155: Italia: Incoronazione di Federico Barbarossa (**)
1429: I Francesi, guidati da Giovanna d’Arco, vincono la battaglia di Patay.
1778: Guerra d’indipendenza americana: gli inglesi abbandonano Philadelphia.
1815: La Battaglia di Waterloo porta all’abdicazione di Napoleone Bonaparte.
1858: Charles Darwin pubblicare la teoria dell’evoluzionismo.
1887: Germania e Russia firmano il Trattato di Riassicurazione.
1928: Amelia Earhart prima donna ad attraversare in aereo l’Oceano Atlantico.
1940: Francia: Appello del 18 Giugno di Charles de Gaulle (***).
1940: Winston Churchill pronuncia il Discorso dell’”ora migliore” (Finest hour).
Morti:
1291: Re Alfonso III di Aragona (n. 1265)
1464: Rogier van der Weyden, pittore fiammingo
1928: Roald Amundsen, esploratore
1936: Maksim Gorkij, scrittore russo
1964: Giorgio Morandi, pittore italiano (n. 1890)
(*) San Gregorio Giovanni Barbarigo Vescovo
(Venezia, 16 settembre 1625 – Padova, 18 giugno 1697)
Nel maggio 1656 scoppia a Roma la peste bubbonica, che dura fino all’agosto 1657, facendo migliaia di vittime. Il papa Alessandro VII (Fabio Chigi), che era a Castelgandolfo, torna subito nell’Urbe e si fa vedere in giro anche a piedi, per incoraggiare i romani. A dirigere i soccorsi in Trastevere, epicentro del contagio, sceglie il prete trentunenne Gregorio Barbarigo, di famiglia veneziana. Se ne fida come di sé stesso, e perciò lo manda tra gli appestati di Trastevere.
Lui obbedisce, senza però nascondere la paura. Ne scrive anche a suo padre. Ma quando vede come vive e muore quella gente, sa farsi capo, guida, fratello; è prete, infermiere, seppellitore, è il padre dei trasteverini.
Il Papa nel 1657 lo nomina vescovo di Bergamo e nel 1658 cardinale. In diocesi prende a modello Carlo Borromeo, con un appassionato accento personale nell’istruzione religiosa. Nominato vescovo di Padova (1664), nella città del grande Ateneo dà slancio al grande Seminario: stimola la formazione teologica e biblica e la vuole arricchita di sapere classico, di scienza e di familiarità con le lingue; dà ai chierici una ricchissima biblioteca e crea una tipografia anche con caratteri greci e orientali, gettando ponti culturali tra Europa e Asia. Al tempo stesso, dice un testimone, “mangia con la servitù e non lascia mai d’insegnare la dottrina cristiana, di fare missioni e assistenza a’ moribondi”.
Sui costumi del clero, poi, davvero non scherza. Incaricato da papa Innocenzo XI di ispezionare un convento romano chiacchierato, dev’essere andato giù deciso, perché fulmineo “un timore salutare” coglie tutti i frati dell’Urbe (Pastor).
Due volte è sul punto di diventare Papa, e dice sempre di no. Per lui, vivere è Padova, è lo studio, è la carità. E’ suonare la campana del catechismo ai bambini, preparando banchi e sedie da sé, per la gioia di educarli personalmente alla fede; come un tempo accudiva con le sue mani gli appestati di Trastevere.
Gregorio viene beatificato da Clemente XIII nel 1761. Poi tutto si ferma per 150 anni. Nel 1911 giungono a Pio X appelli per la sua canonizzazione, e uno di essi ha tra i firmatari anche Angelo Roncalli, il quale ancora non sa che deve passare un altro mezzo secolo. E che infine sarà lui, col nome di Giovanni XXIII, a proclamare santo Gregorio, il 26 maggio 1960, in San Giovanni in Laterano, dicendo: “Noi amiamo felicitarci devotamente con lui scorgendolo elevato dalla Santa Chiesa al posto suo”.
(**) Federico Barbarossa
(1121-1190)
Salì al trono dopo la morte dello zio Corrado III. Egli si impegnò soprattutto per realizzare l’unità germanica e affermare il potere universale dell’Impero e la sua supremazia sul Papato. Venuto in Italia nel 1154, tentò di ottenere l’autorità imperiale in Lombardia, anche se con grandi difficoltà.
Così, dopo qualche atto di forza, si diresse a Roma, dove prese accordi con il pontefice Adriano IV, ottenendo l’incoronazione il 18 Giugno 1155. A causa dei disordini scoppiati in Germania, fu costretto a tornare in patria, ma nel 1158, tornò in Italia per riprendere la lotta contro i Comuni.
Nella seconda dieta di Roncaglia, rivendicò i suoi diritti sui Comuni, alcuni dei quali si ribellarono, sostenuti anche dal nuovo pontefice Alessandro III, in opposizione al quale, Federico fece eleggere Vittore IV. Barbarossa, poi, distrusse Crema e Milano, causando però la ribellione dei Comuni vicini, che si riunirono in una lega. Alessandro III, intanto, era divenuto sostenitore morale delle forze che si opponevano a Barbarossa, il quale, sceso per la quarta volta in Italia, si recò a S. Pietro per insediare l’antipapa.
Nel 1167, guidata da Alessandro III si costituì la Lega Lombarda, che, con la “Battaglia di Legnano”, riuscì ad ottenere parte delle proprie rivendicazioni. I Comuni rilasciarono all’imperatore una dichiarazione di vassallaggio, mentre venne loro concessa una completa autonomia amministrativa e in parte politica.
Nel 1189 partì per la III Crociata ma durante il viaggio morì.
(***) Charles de Gaulle
(1890 – 1970)
Nato a Lille il 22 novembre del 1890, Charles de Gaulle è stato il Generale che per quasi trent’anni ha incarnato il nome stesso della Francia, accompagnando la trasformazione del paese da potenza coloniale a potenza economica e politica.
Scelta a diciott’anni la carriera militare, nell’agosto del 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, è sottotenente. Fatto prigioniero dai tedeschi nel 1916, verrà liberato con l’armistizio nel settembre dell’anno successivo. Diventa capitano e, nel ’22, ottiene l’ammissione alla scuola superiore di guerra. Nel ’31 viene distaccato presso il segretariato generale della difesa, ed è lì che inizia ad interessarsi agli affari di Stato. Il 3 settembre del ’39, quando la Francia dichiara guerra alla Germania, ha già raggiunto il grado di colonnello.
Sono anni di grande tensione unita ad enorme eccitazione, causata dalla circolazione in terra d’Europa delle inarrestabili armate della morte generate da Hitler. La Francia si sente minacciata in prima persona, ma purtroppo entra nel conflitto in condizioni economico-sociali disastrate. Nel ’36 il Fronte popolare delle sinistra vince le elezioni, ma il governo non riesce a risollevare le sorti del paese, che dunque giunge impreparato alla guerra. Il 1° giugno del ’40 de Gaulle viene nominato generale di brigata e sottosegretario alla difesa. Ma la situazione precipita. Si dimette il primo ministro Reynard, sostituito dal maresciallo Petain, che si affretta subito a chiedere un armistizio alla Germania.
Per la Francia inizia un periodo oscuro, in cui prende corpo il cosiddetto “collaborazionismo” con gli occupanti, che porterà una parte della società francese, primo fra tutti il governo, trasferito a Vichy, a condividere l’odio e la follia dei nazisti. De Gaulle ripara a Londra da dove, il 18 giugno, lancia dai microfoni della Bbc un famoso appello ai francesi perché resistano ai tedeschi. Qualche giorno dopo denuncia l’armistizio e questo gli vale una condanna a morte in contumacia. Dall’Africa organizza le forze della Francia libera e il 3 giugno del ’44 viene nominato presidente provvisorio della repubblica dal Consiglio della difesa, nato in Congo nel ’40. Un governo che alla fine di ottobre, viene riconosciuto dalle grandi potenze, Usa, Urss e Gran Bretagna.
Vinta la guerra, scacciati i nazisti dalla Francia, all’inizio del ’46 de Gaulle rimette il suo mandato di presidente provvisorio, con la speranza, nemmeno tanto nascosta, che il paese faccia ancora appello a lui. Ma le elezioni che si svolgono in autunno lo vedono sconfitto. Nasce così la Quarta repubblica, non molto diversa dalla precedente (mentre de Gaulle aveva proposto nel suo programma ampie riforme e polso fermo in economia).
Per il Generale inizia un periodo di volontario esilio politico nel suo ritiro di Colombey-les-Deux-Eglise mentre la Francia attraversa gravi difficoltà, anche a causa dello sgretolamento del suo impero coloniale. De Gaulle viene richiamato e il 1° giugno ’58, è eletto dall’Assemblea nazionale presidente del Consiglio. I deputati concedono al Generale i pieni poteri e la possibilità di elaborare una nuova Costituzione. In sostanza, molti storici concordano nel definire questa situazione anomala una sorta di “golpe bianco”, un momento della storia di Francia in cui un generale ha i pieni poteri, quasi fosse un dittatore. Il grande statista, ad ogni modo, assai legato al suo paese e con nel cuore un grande senso dello Stato, il 28 settembre, sottopone a referendum la nuova Costituzione, che ottiene il favore della stragrande maggioranza dei francesi.
Il 21 dicembre viene eletto presidente della repubblica. Nasce la Quinta repubblica, con un sistema elettorale e politico fortemente presidenzialista in vigore ancora oggi. Frattanto, esplodono i fatti d’Algeria, una delle tante colonie francesi che da tempo pretendono l’autonomia. De Gaulle propone l’autodeterminazione per la colonia, e il referendum del 1961 la conferma. Alcuni generali non sono d’accordo e il 22 aprile ’61 danno vita ad un golpe militare ad Algeri. La strada dell’indipendenza è però segnata e la sollevazione non ha effetto, se non quello di creare una organizzazione terroristica l’Oas, formata da militari contrari alla decolonizzazione, che attenterà più volte alla vita del Generale e sarà per anni al centro di trame oscure in tutta Europa.
Nel ’62 de Gaulle compie un altro passo verso la totale riforma dello Stato, introducendo l’elezione diretta del presidente della repubblica. Nel ’65 si candida e vince al ballottaggio contro François Mitterrand. Intanto potenzia la politica nucleare della Francia, istituendo la “force de frappe”, rifiutando la tutela degli Stati Uniti e chiamandosi fuori dalla Nato. Una politica delle mani libere che ai francesi piace. Arriva il ’68 e Parigi brucia dei tumulti degli studenti e degli operai. Per la Francia è un altro momento drammatico. Il 20 maggio dieci milioni di lavoratori entrano in sciopero. Nove giorni dopo de Gaulle prende contatto coi militari, nel tentativo di ristabilire l’ordine nel paese. Rientra il 30 maggio ed annuncia lo scioglimento dell’Assemblea nazionale. E’ una prova di forza che vince a metà: i tumulti cessano, ma dalle elezioni esce una forte maggioranza di destra, refrattaria alle riforme che il Generale vuole ancora introdurre. All’inizio di aprile del ’69 de Gaulle promuove un referendum per dare maggior potere alle Regioni e al Senato, ma viene battuto. A mezzanotte e dieci del 28 aprile, si dimette da presidente: è la sua plateale uscita di scena dalla politica francese.
Si autoesilia a Colombey, dove muore il 9 novembre del ’70.
Storia e Memoria – 18 Giugno 2009 (Thanks to: Domenico Agasso, Santi e Beati, Wikipedia, Biografie.Leonardo.it)
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