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Teatro del Cerchio, IL TIGLIO DI MADAME

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SABATO 31 GENNAIO E DOMENICA 1 FEBBRAIO , ORE 21.00

Teatro del Cerchio Via Pini 16/a – Parma

IL TIGLIO DI MADAME

Da J. Genet

Sabato 31 gennaio e domenica 1 febbraio , alle 21.00, il Teatro del Cerchio propone un classico dello scrittore Jean Genet, Il tiglio di Madame. La complessa “macchina infernale” di Genet, sapientemente diretta da Mario Mascitelli, si dispiega in un’atmosfera rarefatta, con il suo gioco delle parti, le ritualità dolorose, le ansie di ribellione e le angosce del “doppio”. Tra realtà e finzione si consuma il complesso rapporto fra le serve Claire e Solange, impegnate a mettere in scena le loro “fantasie prigioniere”.

Regia di Mario Mascitelli, con Gabriella Carrozza, Loredana Terminio, Umberto Fabi. Teatro del Cerchio (PR).

Un classico di un genio, Jean Genet, che nella vita e nel suo scrivere fu tutt’altro che “classico”.

Un complesso e limpido gioco scenico ed emotività pura si fondono in questo coraggioso lavoro del regista Mario Mascitelli.

La storia è quella di Claire e Solange, due cameriere di una ricca Signora. Ogni volta che Madame esce di casa le due donne si scambiano ritualmente la parte fra loro, interpretando a turno il ruolo della padrona. Il gioco si fa sempre più pericoloso fino a coinvolgere l’amante di lei con lettere anonime. Quando l’uomo viene scarcerato per mancanza di prove, timorose di essere scoperte le serve cercano di assassinare Madame ma falliscono nell’intento. Claire si uccide per sbaglio mentre Solange, dato che la polizia prenderà quel gesto come un omicidio, si prepara consapevolmente al destino che l’aspetta. Genet, servendosi dell’artificio teatrale ci svela così una perfetta “macchina infernale”.

Tutto lo spettacolo si svolge come se il pubblico spiasse, come se la scena fosse una finestra del palazzo di fronte. Nel testo di Genet, ricorre infatti ossessivamente la paura delle serve di essere spiate dai vicini. Una situazione rarefatta, di un’astrazione surreale per un gioco doloroso e crudele, per un rito che è giunto ormai al limite, una condizione estrema, cerimonia di morte. L’autore scrive di una favola capace di generare una sorta di disagio nella sala, atmosfere furtive, i gesti trattenuti, i passaggi poetici recitati come ovvietà: e in questa messa in scena traspare una densa , misurata ambiguità già nei dialoghi tra Claire e Solange, prima dell’arrivo della Signora.

Sartre parla di radicalizzazione dell’apparenza, di una condizione onirica di rispecchiamenti e desiderio di identificarsi in altri ruoli, Solange e Claire che si scambiano le parti, i nomi, entrambe esperte nel gioco di fingersi la loro padrona. Un vero mulinello vertiginoso tra verità e apparenze:: si vomitano ingiurie che dolgono, liberando insieme ansie di ribellione e desiderio di farsi male. Parodia grottesca di reale sofferenza, Claire e Solange recitano così queste fantasie prigioniere, fantasmi della mente, un mondo chiuso.

Scritto da Staff_NelParmense

Gennaio 30th, 2009 at 9:39 pm